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Lavoratori extra-Ue e truffe
12 Maggio 2024 Confartigianato Puglia

Secondo quanto scrivono Bianca Lucia Mazzei e Valentina Melis su Il Sole 24 Ore, ad oggi sono proprio le Regioni del Mezzogiorno e, in particolare, la Campania ad aver maggiore bisogno di lavoratori provenienti da Paesi extra europei. Almeno stando ai numeri forniti al Sole 24 Ore dal ministero dell’Interno (aggiornati al 24 aprile), che rivelano infatti come dal Meridione sia arrivato il 54% delle richieste presentate da imprenditori e famiglie negli ultimi Click day del 18, 21 e 25 marzo relativi agli ingressi del 2024 (ricordiamo che è ancora possibile presentare le domande fino a dicembre ma i posti disponibili vanno esauriti nei primi minuti dei Click day).

Una ripartizione territoriale “anomala” e, soprattutto, completamente sganciata rispetto ai tassi di disoccupazione e alla ricchezza del tessuto imprenditoriale che, insieme alle segnalazioni di associazioni e sindacati, suona come un vero e proprio monito: attenzione, perchè all’ombra dei Click day potrebbero nascondersi pratiche scorrette e truffe ai danni sia dei cittadini extraeuropei, che intendono entrare nel nostro Paese per lavorare mettendosi in regola e rispettando le normative, sia delle aziende che hanno davvero bisogno di manodopera.

Dalla Campania, dove la disoccupazione è al 18% e le imprese censite al 31 marzo sono circa 600mila, è arrivato il 32,8% delle domande: ciò significa che siamo oltre il triplo della Lombardia (10,7%), che ha invece 940mila aziende e un tasso di disoccupazione di poco superiore al 4 per cento.

Non solo. Dalla Provincia di Napoli sono arrivate più domande di quelle sommate di Veneto ed Emilia Romagna, mentre le Province di Caserta e Salerno cercano più lavoratori di quelle di Roma e Milano. E’ evidente che qualcosa non torna.

«Purtroppo i comportamenti disonesti e i meccanismi di truffa esistono” spiega Romano Magrini, responsabile relazioni sindacali, lavoro, immigrazione e sicurezza di Coldiretti, “e abbiamo posto il problema ai ministeri competenti: c’è già stata una riunione con il ministero dell’Agricoltura, del Lavoro e degli Interni perché il rischio è che siano le imprese oneste che hanno davvero bisogno di lavoratori a rimanere fuori dalle quote».

Nei click day di marzo è stato raggiunto il record di 702mila domande a fronte dei 151mila posti disponibili per i lavoratori extra Ue nel 2024. Posti che, come sempre succede, sono andati esauriti nel giro di pochi minuti. Sono quindi moltissime le istanze non accolte, magari di lavoratori extra-Ue regolarmente intenzionati a voler lavorare nel nostro Paese.

Ma ad alimentare la valanga di domande, oltre alla fame di manodopera (la meccanica, ad esempio, chiede oltre 15mila lavoratori subordinati), potrebbero esserci richieste false inviate solo per ottenere denaro da chi vuole entrare in Italia con un contratto regolare.

E questo anche quando c’è la consapevolezza che le istanze trasmesse non andranno a buon fine perché verranno respinte.

«Bisogna evitare”, aggiunge Romano Magrini, “che un sistema di ingresso regolare per gli immigrati venga invece utilizzato per alimentare il lavoro nero e la criminalità. Ma la soluzione non è ridurre le quote, perché questo finirebbe per buttare via il bambino con l’acqua sporca. Ciò che serve è intensificare i controlli e verificare che ogni domanda accolta porti alla sottoscrizione di un contratto di soggiorno».

La procedura dei decreti flussi prevede che dopo il click day, le richieste siano esaminate dagli sportelli unici per l’immigrazione delle Prefetture, che rilasciano i nulla osta, e quindi siano trasmesse ai consolati dei Paesi di provenienza per l’emissione dei visti d’ingresso. Una volta che il lavoratore è entrato in Italia in modo regolare, l’azienda deve richiedere alla Prefettura l’appuntamento per la stipula del contratto di soggiorno. Si tratta di un passaggio fondamentale, perché permette al cittadino extra-Ue di avere un permesso di soggiorno e di risiedere nel nostro Paese in modo regolare. Il rischio però è che i lavoratori extra-Ue entrino in Italia con un nulla osta e con un visto regolare, ma poi diventino irregolari perché l’impresa che li ha chiamati è scomparsa o non è più disponibile ad assumerli.

L’eventualità di un lavoratore extra-Ue che entri nel nostro Paese grazie al Click day, e che poi si ritrovi ad essere un irregolare nel nostro territorio, potrebbe determinarsi non solo laddove l’impresa non sia più disponibile, perchè magari il lavoratore è entrato anche oltre sei mesi più tardi rispetto alla richiesta fatta e dunque l’azienda ha trovato un’altra soluzione, ma anche perchè la richiesta era falsa e scorretta sin dall’inizio.

Ed è esattamente questo tipo di illeciti e irregolarità che andrebbero contrastati perchè vanno ad inficiare una procedura, quale è quella del Click day, assolutamente necessaria per il la richiesta di manodopera da parte del mondo produttivo italiano. Si parla tanto di flussi irregolari di immigrati, e di mismatch tra domanda e offerta di lavoro nel nostro Paese: ebbene, il Click day si propone di far entrare in Italia, in modo regolare, tutti quei lavoratori extra-Ue (anche in piena sicurezza per questi ultimi) la cui figura professionale è prettamente richiesta dall’azienda che ne fa richiesta, la quale evidentemente, non riesce a trovare determinate figure professionali nel nostro mercato del lavoro.

Gli illeciti registrati soprattutto in Campania vanno ad annullare tutti gli effetti benefici di tali provvedimento. Diviene dunque imperativo effettuare verifiche che portino alla corretta conclusione della procedura e al fatto che l’assegnazione delle quote corrisponda esattamente alla sottoscrizione di contratti di soggiorno. Purtroppo mancano questi controlli a tappeto, e si registra una carenza di ispettori del lavoro.

Non solo: come spiega Roberto Caponi, direttore politiche del lavoro e welfare di Confagricoltura, “negli ultimi due Click day non c’è più stato il limite di cinque richieste per i datori privati che ne possono presentare in numero illimitato, senza i controlli che invece riguardano le associazioni di categoria e i professionisti”. Tanto che Caponi consiglia di reintrodurre il tetto.

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