L’esempio pratico può servire per entrare subito nel cuore dell’argomento autonomi. Eccone uno, come riportato da Michele Di Branco, su Il Messaggero: una pizzeria di una grande città meridionale che ha ricavi per 302 mila euro all’anno e un reddito di 5.400 euro, con un voto nella pagella fiscale di 4,08, si vedrà recapitare dal Fisco una proposta di concordato che calcola il reddito in 25.111 euro per quest’anno e in 45.227 il prossimo. Analogamente a una pizzeria di un altro grande centro con 357mila euro di ricavi e un reddito dichiarato di poco superiore ai 7.400 euro (voto in pagella 4,92), il Fisco chiederà per mettersi in regola 27.575 euro nel 2024 e 48.172 per il 2025. Andrà un po’ meglio a una lavanderia, che ha 167 mila euro di ricavi e dichiara un reddito di 40 mila euro. Il suo voto in pagella è di 3,91, il Fisco gli proporrà un “patto” per dichiarare 53.481 euro nel 2024 e per il 2025 67.389 euro. Un ristorante in una grande città, con servizio al tavolo, che ha ricavi per 335 mila euro e dichiara redditi poco sopra i 12 mila euro (voto in pagella 4,42) riceverà una proposta di concordato che ricalcola i redditi del 2024 portandoli a 27.552 euro e per il 2025 a 42.803 euro.
Queste sono le prime simulazioni su casi reali messe a punto da Sogei per l’Agenzia delle Entrate dopo la diffusione del software che porterà al calcolo per 4,5 milioni di Partite Iva dei maggiori redditi che dovranno dichiarare per aderire al concordato biennale preventivo, il patto con il Fisco che fissa per due anni le tasse da versare in cambio di una moratoria sugli accertamenti. Le simulazioni arrivano alla vigilia del Consiglio dei ministri con il quale il governo si prepara a rivedere alcune delle regole del concordato stesso. Innanzitutto è pronto a concedere un ulteriore incentivo per le partite Iva e i forfettari che (entro il 31 ottobre prossimo) aderiranno al patto. L’esecutivo ha previsto una norma che consentirà di abbattere il carico fiscale nel caso in cui il lavoratore autonomo vanti un rimborso non ancora corrisposto dallo Stato.
Tra l’altro, nei giorni scorsi, è stata stabilita un’altra agevolazione: nel primo anno ci sarà una riduzione del 50% sull’imponibile richiesto dal fisco mentre il secondo anno si dovrà pagare l’intero importo, offrendo così alle partite Iva una generosa dilazione. In sostanza, facendo un esempio, se l’aumento del reddito necessario per ottenere il massimo punteggio di affidabilità fiscale (voto 10) sarà pari a 10 mila euro, per accordarsi con lo Stato sui redditi di quest’anno sarà sufficiente un aumento di 5 mila euro. Nel 2025 si terrà invece conto della cifra intera. La struttura generale del meccanismo, in ogni caso, non sarà modificata dal decreto in arrivo: il concordato biennale (dal quale ci si aspetta un gettito aggiuntivo di 2 miliardi di euro da utilizzare per ridurre l’Irpef) consiste in un patto tra fisco e contribuenti, con questi ultimi invitati (entro il 31 ottobre, come detto) ad accettare ex ante (attraverso la piattaforma online già disponibile dalla scorsa settimana sul sito delle Entrate) le tasse da pagare stabilite dal fisco e calcolate sui volumi d’affari. In caso di accettazione, la partita Iva avrà la garanzia di zero controlli per due anni e la certezza che sui redditi che eccedono l’accordo non si dovrà versare nulla. Inoltre ci sarà una corsia preferenziale sui rimborsi. E con il concordato biennale, tra l’altro, finirà in pensione il Redditometro. Niente più accertamenti sintetici calcolati sul tenore di vita presunto dei contribuenti.
Tornando al decreto correttivo sono previste altre novità. Per la sostitutiva Irpef sarà dovuta una maggiorazione di importo pari al 15% della differenza, se positiva, tra il reddito concordato e quello di impresa o di lavoro autonomo dichiarato per il periodo precedente.
Il provvedimento sul concordato biennale sembra aver soddisfatto tutte le parti in causa. Tra l’altro è stato previsto anche l’allungamento dei tempi per pagare. Come è stato possibile osservare dalle prime simulazioni fatte, per bar, pizzerie e ristoranti sono previsti fino a 40mila euro in più in dichiarazione.
Il meccanismo di accertamento delle entrate riguarderà circa 4,5 milioni di contribuenti. Vi sarà dunque un mini ritocco al rialzo per i contribuenti più fedeli, soprattutto per tener conto delle dinamiche economiche in un periodo di crescita né troppo scarsa né troppo brillante. Un conto che cresce insieme al rischio di inaffidabilità fiscale della partita Iva, e soprattutto ai costi gonfiati artificialmente per tagliare gli imponibili, fino a chiedere di moltiplicare anche per otto il reddito fin qui dichiarato.
A poche ore dalla diffusione del nuovo software che verrà utilizzato per il concordato preventivo biennale per gli autonomi, si cominciano a intravedere le prime cifre: i redditi da dichiarare per stringere l’accordo con il Fisco si rivelano in linea con l’obiettivo ufficiale di portare gli interessati verso una fedeltà piena agli obblighi tributari, lontani da ogni tentazione di condono.
Insomma, come scrive anche il Il Sole 24 ore, per firmare l’accordo bisognerà raggiungere davvero in due anni un reddito da “10” nella pagella Isa, ovviamente con quel che ne consegue, anche in termini di attrattività del concordato per chi si trova molto distante dai livelli di reddito stimati dal Fisco.
L’ombrello-protettivo (non solo tecnico-normativo) che la scelta di aderire al concordato offre rispetto a quella di restare nel gruppo dei non aderenti, potrebbe essere un ulteriore incentivo ad accettarlo, visto che l’adesione del contribuente eviterà le liste selettive dei controlli da parte del Fisco.
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