Una costellazione di imprese artigiane

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Irap: ogni impresa pugliese paga, in media, 3.351 euro

Bari, 07/02/2014 – Il valore della produzione netta, in Puglia,supera i diciotto miliardi di euro e le imprese pugliesi pagano, inmedia, 3.351 euro per l’imposta regionale sulle attività produttive. E’quanto emerge dalla prima indagine sulle dichiarazioni Irap, condottadal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati del Dipartimento delle Finanze.In particolare, nel 2012, sono state presentante, per via telematica, ben 291.218 dichiarazioni Irap, pari al 6,29 del totale nazionale (4.632.934) da parte di persone fisiche, società,enti che esercitano attività commerciali; persone fisiche, società semplici e quelle ad esse equiparate che esercitano attività di lavoro autonomo; produttori agricoli; enti privati non commerciali;amministrazioni pubbliche.

L’imposta è dovuta anche dai soggetti che non hanno la sedeprincipale in Puglia ma che svolgono un’attività per almeno tre mesi,mediante una stabile organizzazione nel territorio regionale oppure si trovino in regime di liquidazione volontaria o sottoposti a procedura fallimentare (fallimento e liquidazione coatta amministrativa) con esercizio provvisorio.
L’Irap è stata istituita con il decreto legislativo 446 del 15 dicembre 1997, per finanziare la spesa sanitaria. Si applica sul valore della produzione netta, ossia il reddito prodotto al lordo dei costi per il personale, degli oneri e dei proventi di natura finanziaria. Si tratta dell’unica imposta a carico delle imprese proporzionale al fatturato e non all’utile di esercizio.
Rispetto all’anno precedente, sono state presentate 3.373 dichiarazioni in meno, registrando così una lieve flessione dell’1,1 per cento (erano 294.591 nel 2010). Tale  contrazione è dovuta non solo alla crisi, ma anche alla crescita del numero degli aderenti al «Regime per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità» (cosiddetto
«Regime dei minimi») che prevede l’esonero dall’Irap.
Ad ogni buon conto, dalle dichiarazioni è possibile dedurre il valore della produzione. Le imprese che dichiarano un valore della produzione diverso da zero sono 284.032, per un ammontare complessivo superiore a 18 miliardi di euro (contro i 18,3 dell’anno precedente). In media, ogni contribuente ha dichiarato 63.498 euro (contro i 63.570 dell’anno prima).
Le imprese in contabilità ordinaria e semplificata sono 214.533 e hanno dichiarato 11,7 miliardi. La media è di 54.408 euro (contro i 53.728); cioè l’1,3 per cento in più rispetto all’anno precedente.
Le imprese in regime forfettario sono 1.952 e hanno dichiarato poco meno di dieci milioni. La media è di 4.897 euro (contro i 4.651 del 2010). L’incremento medio è, dunque, del 5,3 per cento.
I produttori agricoli soggetti all’Irap sono 42.994 e hanno dichiarato 902 milioni. La media è di 20.988 euro (contro i 19.390).
In questo caso, si registra una crescita dell’8,2 per cento rispetto all’anno prima.
Gli esercenti di arti e professioni sono 25.764 e hanno dichiarato poco più di un miliardo. La media è di 42.093 euro (contro i 40.584 del 2010).
Le attività non commerciali ed istituzionali sono 2.288 e hanno dichiarato quasi 4,4 miliardi. La media è di 1,9 milioni per contribuente (contro i due milioni dell’anno precedente). Solo in questo caso si registra una flessione del 4,7 per cento.
Quasi tutta la produzione è stata realizzata in Italia (17,9 miliardi di euro); appena 38,2 milioni di euro all’estero, in calo del 30 per cento (nel 2010 era 54 milioni).
La base imponibile totale è di 17,3 miliardi, di cui 13,1 riferiti alle imprese e 4,2 agli enti istituzionali.
L’imposta netta è di 948,5 milioni, di cui 594 a carico delle aziende e 354,5 a carico degli enti istituzionali.

«Il tema delle tasse – afferma Francesco Sgherza, Presidente di Confartigianato Imprese Puglia – ha rappresentato negli ultimi tempi una vera via crucis per i cittadini, ma ancor di più per le imprese. Non è un segreto che l’Irap abbia da sempre costituito, per le aziende, una tassa particolarmente odiosa in quanto non soltanto si
scarica sul fatturato piuttosto che sugli utili, ma considera a tutti gli effetti il costo del lavoro come parte integrante della base imponibile.
I dati elaborati dal nostro Centro Studi – spiega il Presidente – evidenziano come il numero delle dichiarazioni nel 2012 si sia ridotto per effetto combinato della crisi e, marginalmente, dell’incremento delle attività avviate da soggetti inclusi nel cosiddetto “regime dei minimi”. D’altro canto però, il valore medio del dichiarato continua a
scendere: va da sé che un calo dei fatturati è sintomo diretto di un ben più ripido calo degli utili. Il messaggio è chiaro – dice Sgherza – con una pressione fiscale di questa portata, difficilmente le nostre imprese riusciranno a sopravvivere. E’ giunto il momento di ricominciare a dare ossigeno al sistema produttivo, magari partendo proprio da un deciso innalzamento della no-tax area Irap per le imprese più piccole, come più volte proposto da Confartigianato».

Al link in basso, lo studio completo di dati e tabulati.

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