Una costellazione di imprese artigiane

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Diminuiscono le imprese pugliesi ma aumenta il giro d’affari dichiarato

Bari, 30/08/2013 – Diminuiscono le imprese pugliesi, ma aumenta il giro d’affari dichiarato. E’ quanto emerge dalla prima indagine sulle dichiarazioni Iva, condotta dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati del Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia.
In particolare, l’anno scorso in Puglia, sono state presentante, per via telematica, ben 315.428 dichiarazioni Iva da parte di lavoratori autonomi, ditte individuali e società pugliesi.
Rispetto all’anno precedente, sono state 2.494 in meno, registrando così una lieve flessione dello 0,8 per cento (erano 317.922 nel 2011). Tale contrazione è dovuta anche alla crescita del numero dei contribuenti che hanno aderito al «Regime per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità, di cui all’articolo 27 del decreto legge numero 98 del 2011» (cosiddetto «Regime dei minimi»).
Tuttavia, il volume d’affari dichiarato è aumentato di quasi 3,5 miliardi di euro, pari al 4,6 per cento in più. Il giro d’affari complessivo ammonta a 79,9 miliardi di euro. Il totale degli acquisti e, in piccola parte, delle importazioni, risultante da circa 285mila dichiarazioni, ha superato i 65 miliardi, con una media di 228mila euro.

Dal confronto con l’anno precedente si evince che sia il volume d’affari che gli acquisti (e le importazioni) hanno registrato un incremento, rispettivamente del 4,6 per cento e del 5 per cento, determinando una stagnazione del valore aggiunto fiscale in Puglia (14,9 miliardi).
La somma dei versamenti periodici, degli acconti e del saldo, risultante da circa 188mila dichiarazioni, fornisce l’ammontare dei versamenti totali che hanno superato i 2,2 miliardi, in aumento di 61,6 milioni, pari al 2,9 per cento rispetto all’anno precedente (2,1 miliardi), con una media di 11mila euro.

L’Iva di competenza, intesa come saldo tra Iva a debito e Iva detraibile, segna un rialzo del 5,2 per cento e supera il miliardo e mezzo. L’imposta dovuta ha raggiunto i 2,3 miliardi, in crescita di 102,8 milioni, pari al 4,5 per cento in più rispetto all’anno precedente; mentre quella a credito (quando la differenza tra Iva a debito e Iva detraibile risulta negativa) si è fermata a 794 milioni.
Il totale dell’Iva dovuta è stata di 490 milioni, in aumento del 7,4 per cento, (nell’anno prima era di 456 milioni); mentre quella a credito è stata di 1,6 miliardi.
Sono stati richiesti a rimborso 173 milioni, in crescita del 28,2 per cento, rispetto all’anno precedente (135 milioni). La richiesta è pervenuta da oltre duemila contribuenti, per una media di 78mila euro.
Si riduce il "credito utilizzato in compensazione nel modello F24" (cosiddetta compensazione orizzontale) che ammonta a 1,4 miliardi. A partire dal primo gennaio 2010, le disposizioni del decreto legge 78/2009 hanno previsto la possibilità di compensare i crediti Iva superiori a 10mila euro a decorrere dal giorno 16 del mese successivo a quello di presentazione della dichiarazione annuale (per i crediti superiori ai 15 mila euro si ha anche l’obbligo di chiedere l’apposizione del visto di conformità).

L’imposta sul valore aggiunto (Iva) nasce in Italia nel 1973: l’aliquota ordinaria è fissata al 12 per cento. Quattro anni dopo, nel 1977, è elevata al 14 per cento. Tre anni più tardi, nel 1980, è portata al 15 per cento e nel 1982 balza al 18 per cento. Dopo sei anni di stabilità, nel 1988, è innalzata al 19 per cento e il 1° ottobre del 1997 si arriva al 20 per cento. Il 17 settembre 2011, dopo circa 14 anni, l’aliquota ordinaria è incrementata di un altro punto. Oggi si attesta al 21 per cento.
Senza un intervento del Governo, da martedì primo ottobre l’aliquota ordinaria salirà al 22 per cento. Il rincaro sarebbe dovuto già scattare il primo luglio scorso, ma il Decreto lavoro (dl 76/2013) ha spostato la scadenza in avanti di tre mesi. Ora si tratta di trovare le risorse per un ulteriore rinvio al 31 dicembre, ma lo Stato dovrebbe reperire circa un miliardo di euro. Dopodiché sarà la legge di stabilità per il 2014 a decidere cosa succederà da gennaio in poi.

«Questi dati, elaborati dal nostro Centro studi - spiega il presidente di Confartigianato Imprese Puglia, Francesco Sgherza - dimostrano come sia indispensabile una riduzione della pressione fiscale a carico di famiglie eimprese. Con l’attuale recessione - aggiunge - sarebbe un colpo mortale per la nostra economia incrementare, per  l’ennesima volta, l’aliquota ordinaria Iva, portandola al 22 per cento. Il Governo - conclude il presidente - non può chiedere ancora sacrifici ai contribuenti, ma deve individuare, negli sprechi di denaro pubblico, le risorse necessarie per la stabilità dei conti nazionali».

Al link in basso, lo studio completo dei tabulati comparativi.

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