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Il sud perde la disponibilità di circa 16 miliardi di fondi comunitari

Giorgio Santilli riporta su Il Sole 24 Ore la notizia della decisione presa da Matteo Renzi e Graziano Delrio di ridurre dal 50 al 26% i cofinanziamenti nazionali ai fondi Ue 2014-2020 per tre grandi regioni del Sud Italia: Campania, Calabria e Sicilia.

I cofinanziamenti nazionali minimi per le aree considerate “obiettivo 1 convergenza” devono essere minimo del 26%, dunque il Governo si sta muovendo rispettando le indicazioni dei regolamenti Ue. Considerando solo i due fondi principali, cioè il Fondo europeo per lo sviluppo regionale (Fesr) ed il Fondo sociale europeo ( Fse), i fondi Ue previsti per la Sicilia nel periodo 2014-2020 ammontano a 6.860 milioni, quelli per la Campania a 6.326 milioni, mentre quelli per la Calabria sono pari a 3.031 milioni.

Tagliare il cofinanziamento nazionale significa ottenere il ragguardevole risparmio di 8 miliardi nell'arco di sette anni ( prendendo in considerazione anche i fondi agricoli si superano i 10 miliardi) evitando così che, nel biennio 2014-2015, vengano iscritti nel bilancio statale all'incirca 1-1,5 miliardi. Ne risulterebbe così una sorta di “tesoretto”, da utilizzare in primis per il riaggiustamento dei conti pubblici, riuscendo così magari ad evitare lo sforamento del 3% del rapporto deficit- Pil, ma utile anche per la legge di stabilità 2015 e, forse, per l'aumento dei fondi destinati all'edilizia scolastica ed al dissesto idrogeologico. Il tema scuole è molto sentito dal premier Renzi che, durante un suo recente intervento all'Expo, ha sottolineato come “tutti i fondi non spesi dalle Regioni saranno destinati alle scuole”, verso le quali intanto il Cipe ha già indirizzato 400 dei milioni non spesi della programmazione 2007-2013.

Giorgio Santilli ricorda che una norma riguardante in particolare l'efficientamento energetico degli edifici pubblici è già contenuta nel decreto competitività e che il Governo è deciso a proseguire su questa strada anche grazie al decreto-legge sblocca-Italia.

Intanto sia la Commissione di Bruxelles che l'esecutivo, tramite il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Delrio, hanno smentito la notizia riportata da Repubblica secondo la quale vi sarebbero ulteriori ritardi nella risoluzione dell'accordo tra Italia ed Ue sulla programmazione dei fondi 2014-2020. Bruxelles ha sottolineato che l'accordo ci sarà e dunque il nostro Paese non rischia di perdere i 41 miliardi di fondi previsiti dalla programmazione Ue. Delrio ha affermato che l'accordo si farà entro settembre e che l'obiettivo del Governo è quello di spendere al meglio i fondi europei.

La notizia riportata da Repubblica si basava sul contenuto di una lettera di osservazioni che la Commissione aveva inviato al nostro governo, in cui Bruxelles chiedeva, per la seconda volta (la prima volta nel maggio scorso), una serie di correzioni per migliorare e rafforzare la capacità di spesa delle amministrazioni italiane. Nonostante la conferma dell'impianto generale, si trattava dunque di una lettera di richiamo da parte della Commissione, di qui dunque le voci su possibili ritardi sull'accordo di partenariato per il 2014-2020.

Santilli scrive che la risposta del governo Renzi non si è fatta attendere, ed è ormai nota. Tramite il Dipartimento per le politiche di sviluppo, cioè il nostro interlocutore con Bruxelles riguardo allo scambio tecnico di osservazioni e contromisure, il governo ha manifestato l'intenzione di imporre il rispetto del Pra, Piano di rafforzamento amministrativo, a tutte le amministrazioni titolari di fondi Ue. Questo  per migliorare la gestione dei fondi e delle finanze di tutte le amministrazioni locali, evitando così dannosissimi sprechi e cattive gestioni, così diffusi in passato e che tante critiche e richiami hanno attirato sul nostro Paese, rendendolo tra l'altro poco affidabile agli occhi degli investitori internazionali.

Il governo inoltre punta molto ( e anche questo è stato reso noto a Bruxelles) sul decollo dell'Agenzia per la coesione territoriale, che avrà il compito di fornire “sostegno tecnico” alle amministrazioni titolari di fondi europei.

La riduzione della quota di cofinanziamento nazionale ai fondi Ue va esattamente in questa direzione: mai più sprechi e gestione oculata di tutte le risorse.

Il ridimensionamento dovrà avvenire tramite un accordo con le tre Regioni interessate e si dovrà poi attendere il via libera formale della Conferenza Stato-Regioni.

La norma che modifica la disciplina dei cofinanziamenti verrà introdotta nella legge di stabilità 2015 e nel decreto legge sblocca-Italia.

Santilli evidenzia però che, nell'accordo tra Renzi e le tre Regioni coinvolte, è presente anche una clausola che prevede che quelle stesse risorse vengano poi reindirizzate verso interventi di investimento in quelle stesse aree.

Tutto ciò potrà avvenire secondo tempi e modalità che consentiranno comunque un grande risparmio nei primi due anni del ciclo, anche considerando che la nuova programmazione, in termini prettamente operativi, non potrà partire prima della seconda metà del 2015.

 



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