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Cresce, in Puglia, il lavoro accessorio

Bari, 26/11/2014 – Cresce, in Puglia, il lavoro accessorio. Ed aumenta l’utilizzo dei buoni lavoro (o voucher).

Nel primo semestre di quest’anno, infatti, se ne sono venduti oltre un milione (1.183.028, per la precisione). Pari al quattro per cento del totale nazionale (28.568.834). Una percentuale in costante crescita. Così come il numero dei lavoratori remunerati attraverso i voucher. E’ quanto rileva il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati Inps.

In particolare, se ne sono venduti 2.443 nel 2008, 24.573 l’anno successivo, 196.504 nel 2010, 271.790 l’anno dopo, 606.076 nel 2012, 1.344.364 nell’intero anno 2013 e 1.183.028 solo nel primo semestre di quest’anno che, secondo le previsioni, chiuderà certamente con una cifra superiore rispetto agli anni precedenti. Basti pensare che il primo semestre 2014 vale, da solo, di più della somma degli anni che vanno dal 2008 al 2012.

In costante crescita anche i lavoratori coinvolti: 289 nel 2008, 1.047 l’anno successivo, 4.499 nel 2010, 7.529 l’anno dopo, 18.169 nel 2012, 35.680 l’anno scorso.

I buoni lavoro (o voucher) rappresentano un sistema di pagamento che i datori di lavoro (committenti) possono utilizzare per pagare le prestazioni di lavoro accessorio, cioè quelle prestazioni di lavoro svolte al di fuori di un normale contratto di lavoro, in modo discontinuo e saltuario. Il vantaggio principale per il lavoratore è che il compenso è esente da ogni imposizione fiscale e non incide sullo stato di disoccupato o inoccupato. E’, inoltre, cumulabile con i trattamenti pensionistici ed è riconosciuto ai fini pensionistici.

Il committente, da parte sua, può beneficiare di prestazioni nella completa legalità, con copertura assicurativa Inail, in caso di eventuali incidenti sul lavoro, e senza dover stipulare alcun tipo di contratto.

«L’incremento nell’utilizzo del lavoro accessorio – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – si presta ad una doppia lettura. I voucher rappresentano uno strumento di regolarizzazione di nicchie di lavoro discontinuo e saltuario, per questo fortemente esposto al rischio del sommerso. Il ricorso a questo sistema di pagamento assicura invece la genuinità del rapporto ed il rispetto degli obblighi di legge.

D’altro canto però – continua il presidente – questi dati evidenziano la sempre maggiore difficoltà, da parte dei lavoratori, di trovare un’occupazione stabile. Il mercato del lavoro ha necessità di una forte scossa ed un’inversione della tendenza può arrivare solo mettendo le imprese nelle condizioni di effettuare piani di più lungo periodo, di pagare meno tasse sulla produzione e sul lavoro, di effettuare maggiori investimenti. Gli espedienti legislativi aiutano – conclude Sgherza – ma sono le imprese e non gli strumenti contrattuali a creare occupazione».

Attraverso i voucher è garantita la copertura previdenziale presso l’Inps e quella assicurativa presso l’Inail, nei limiti di 5.050 euro nette (6.740 euro lorde) per prestatore oppure, nel caso di prestatori che percepiscono misure di sostegno al reddito, di 3mila euro nette (4mila euro lorde) complessive nell’anno solare.

I buoni lavoro hanno un valore di dieci euro ciascuno, che comprende la contribuzione in favore della Gestione separata dell’Inps (tredici per cento), l’assicurazione all’Inail (sette per cento) e un compenso all’Inps per la gestione del servizio. Il valore netto a favore del prestatore è di 7,50 euro.

Il voucher da dieci euro corrisponde al compenso minimo di un’ora di prestazione. Non dà diritto, però, alle prestazioni di malattia, maternità, disoccupazione ed assegni familiari.

Possono utilizzarli le famiglie, le aziende, le imprese familiari, gli imprenditori, gli altri soggetti non imprenditori, gli enti senza fini di lucro e i committenti pubblici. I voucher si acquistano nelle sedi Inps o dai tabaccai che aderiscono alla convenzione oppure attraverso procedure telematiche dal sito www.inps.it, nelle banche popolari abilitate o negli uffici postali.


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