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Piano italiano per l'efficienza energetica 2014 - Documento di Predisposizione

Studi e Ricerche

1    Introduzione

La crisi economica che ha investito le economie occidentali ha depresso notevolmente anche il contesto economico italiano. In questa fase storica, la crescita sostenibile è dunque l’obiettivo principale del Governo e del Paese, ottenibile solo attraverso un accrescimento sostanziale della competitività del sistema produttivo.

Tra  i  principali  fattori  che  possono migliorare  la  competitività  del  Paese,  rispetto  alla  concorrenza internazionale, il settore energetico ha un ruolo predominante, seppur scontando alcune debolezze strutturali.

In primo luogo, l’Italia ha prezzi dell’energia mediamente superiori ai concorrenti europei, e ancor più rispetto ad altri Paesi come gli Stati Uniti. Ciò è dovuto a varie ragioni. Il mix energetico, in particolare per la produzione elettrica, è attualmente onerosamente sbilanciato poiché basato sul gas - con prezzi mediamente più alti che negli altri Paesi europei - e sulle fonti rinnovabili, differenziandosi molto dalla media UE che contempla l’apporto del nucleare e del carbone. Gli incentivi alla produzione da fonte rinnovabile elettrica in Italia hanno inoltre un forte impatto sul costo dell’energia, insieme ad altri costi dovuti a politiche pubbliche sostenute dalle tariffe (oneri per smantellamento del nucleare, ricerca di sistema, regimi tariffari speciali) e incentivi elevati per alcuni tipi di produzione e per alcuni segmenti di utenti.

In secondo luogo, l’Italia ha una situazione piuttosto critica in termini di sicurezza e indipendenza degli approvvigionamenti. Al 2012, l’82% del fabbisogno energetico italiano (pari a 163,05 Mtep, -5% rispetto al 2011, fonte: EUROSTAT) è coperto da importazioni nette, con produzione nazionale da rinnovabili, gas e greggio che coprono rispettivamente solo l’11%, il 4,3% e il 3,5% del fabbisogno nazionale. Il dato si confronta con una quota media di importazioni nette nell’Unione Europea a 28 Paesi significativamente più bassa, pari circa il 55%. Il fenomeno ha un forte impatto macro-economico per il Paese, che nel 2012 ha speso 57,9 miliardi di euro in importazioni di petrolio e gas. Inoltre, data la dipendenza dalle importazioni, l’Italia ha dovuto diversificare fortemente le fonti di approvvigionamento soprattutto per il gas, raggiugendo un livello di diversificazione superiore a quello di altri paesi europei.

Il sistema energetico del Paese può tuttavia far leva su importanti punti di forza. L’Italia è oggi uno dei Paesi a maggior efficienza energetica (-19% di intensità energetica primaria rispetto alla media UE e -14% rispetto alla media dell’Eurozona nel 2011, Figura 1.1); inoltre si è osservata una riduzione dei consumi finali negli ultimi anni (pari a 119 Mtep nel 2012, esclusi gli usi non energetici, -2% rispetto al 2011), non solo come risultato della crisi economica, ma anche della riduzione di intensità energetica (-5% dal 2005) cui hanno contribuito gli incrementi di rendimento della generazione elettrica ed i risparmi energetici conseguiti dall’attuazione delle misure previste dal piano di efficienza energetica negli usi finali, quali le detrazioni fiscali, i certificati bianchi, i requisiti minimi per edifici e per apparecchiature elettriche, ecc.. Nel 2011 l’American Council for an Energy-Efficient Economy (ACEEE) ha posizionato l’Italia al terzo posto al mondo, dopo Gran Bretagna e Germania, per gli sforzi nazionali compiuti a favore dell’incremento dei livelli di efficienza energetica.

L’Italia può inoltre vantare un buon livello di avanzamento tecnologico, con alcune punte di eccellenza: è il primo paese al mondo nella diffusione di sistemi di “smart-metering” che, come noto, rappresentano una componente essenziale per la gestione/riduzione dei fabbisogni energetici (demand-side mangement), ed è dotata di un parco di generazione CCGT tra i più efficienti.

Il settore energetico rappresenta, infine, un importante segmento del sistema produttivo nazionale, con circa 470.000 addetti (uno dei pochi in crescita con circa 36.000 nuovi occupati nel corso del 2011). Il settore ha sviluppato importanti aree di competitività a livello internazionale, sia nelle aree delle economie ‘pulite’ (come ad esempio nel solare a concentrazione, nelle rinnovabili termiche e in diversi settori dell’efficienza energetica) sia in quelle più tradizionali (come nell’esplorazione e produzione di idrocarburi).


 

2    Rassegna   degli   obiettivi   nazionali   di   efficienza   e   di   risparmio energetici

2.1   Obiettivi nazionali di efficienza energetica 2020

La Strategia Energetica Nazionale (SEN), approvata con il Decreto Interministeriale dell’8 marzo 2013, orienta gli sforzi del Paese verso un miglioramento sostanziale della competitività del sistema energetico insieme con la sostenibilità ambientale. In particolare, la SEN si propone di traguardare al 2020 quattro obiettivi principali:

  • riduzione  dei  costi  energetici  con  l'allineamento  dei  prezzi  ai  livelli  europei  (risparmio  sulla bolletta nazionale di elettricità e gas stimato in circa 9 miliardi di euro l’anno);
  • superamento degli obiettivi europei definiti dal Pacchetto europeo Clima-Energia 2020 (riduzione delle emissioni di GHG del 21% rispetto al 2005, riduzione del 24% dei consumi primari rispetto all’andamento  inerziale  e  raggiungimento  del 19-20%  di  incidenza  dell’energia  rinnovabile sui consumi finali lordi);
  • maggiore sicurezza di approvvigionamento, con una riduzione della fattura energetica estera di
  • circa 14 miliardi di euro l’anno;
  • spinta alla crescita e all'occupazione con l'avvio di investimenti, sia nei settori tradizionali che nella green economy, per 170-180 miliardi di euro entro il 2020.

Le azioni proposte nella strategia energetica si inseriscono nella definizione di un percorso di decarbonizzazione al 2050 per l’Italia secondo lo scenario Roadmap 2050 analizzato dalla DG Energia della Commissione Europea.

Per il raggiungimento di questi obiettivi la strategia individua sette aree prioritarie di intervento con specifiche misure concrete a supporto. Prima tra tutte è l’efficienza energetica che contribuisce contemporaneamente al raggiungimento di tutti e quattro gli obiettivi di politica energetica della SEN. L’efficienza energetica ha infatti il pregio di essere lo strumento più economico per l’abbattimento delle emissioni di CO2, con un ritorno sugli investimenti positivo per il Paese, di generare domanda in un mercato dove sono attive molte imprese italiane, di accrescere la sicurezza energetica e di ridurre il deficit della bilancia commerciale.

In termini di obiettivi quantitativi, il programma di promozione dell’efficienza energetica al 2020 si propone di:

  • risparmiare 15,5 Mtep di energia finale annui (20 Mtep di energia primaria), raggiungendo al 2020 un livello di consumi circa il 24% inferiore rispetto allo scenario di riferimento europeo, basato su un’evoluzione ‘inerziale’ del sistema (Modello Primes 2008);
  • evitare l’emissione di circa 55 milioni di tonnellate di CO2 l’anno;
  • risparmiare circa 8 miliardi di euro l’anno di importazioni di combustibili fossili.

Rispetto alle previsioni riportate nella Relazione annuale sull’efficienza energetica 2013 , la stima dei risparmi  conseguibili  mediante  il  Conto  termico  risulta  in  parte  mutato,  tuttavia  compensato  dai risparmi conseguibili con il meccanismo dei certificati bianchi e delle detrazioni fiscali.

2.2   Risparmio di energia primaria

Il  Piano  d’Azione  Nazionale  per  l’Efficienza  Energetica  2011  prevede  un  obiettivo  di  riduzione  dei consumi di energia finale di 10,88 Mtep/a al 2016, corrispondente ad una riduzione di circa il 9,6% rispetto alla media dei consumi registrati nel periodo 2001-2005 nei settori non ETS. A tale scopo, il Piano prevede una serie di misure e di meccanismi di incentivazione atti ad ottenere risparmi energetici in tutti i settori di impiego dell’energia.

Tali misure possono essere riassunte in:

  • standard minimi di prestazione degli edifici;
  • detrazioni fiscali per la riqualificazione degli edifici;
  • meccanismo dei Titoli di Efficienza (“certificati bianchi”);
  • incentivazione al rinnovo del parco auto ed autocarri fino a 3,5 tonnellate.

Il risparmio conseguito al 2012 attraverso tali misure è stato di circa 6,3 Mtep/a in termini di energia finale, corrispondenti a circa 8,3 Mtep/a in fonti primarie. Il dettaglio dei risparmi registrati da ciascuna misura e la metodologia di calcolo adottata sono riportati nel successivo paragrafo.

Per quanto riguarda la valutazione dei risparmi ottenuti a livello settoriale (energia primaria) riportati in questa sede, le ipotesi assunte sono state:

  • per i settori Residenziale, Terziario ed Industria, si è stimato che, complessivamente, il risparmio conseguito sia per oltre un quinto elettrico e per il rimanente termico (anche alla luce del monitoraggio effettuato sugli strumenti di incentivazione);
  • nel settore Trasporti si è assunto che l’intero risparmio sia conseguito sotto forma di prodotti
  • petroliferi;
  • i fattori di conversione energia primaria/finale sono pari a circa 1,1 per i prodotti petroliferi e il gas naturale;
  • per l’energia elettrica il coefficiente di trasformazione al 2012 è stato posto pari a 1,86 : nel calcolo si è tenuto conto del rendimento medio del parco termoelettrico nazionale (circa 46% al
  • 2012) e della quota di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (27% al 2012).

Per quanto riguarda il contributo dei vari settori energetici, quasi il 60% dei risparmi registrati al 2012 risulta imputabile al settore Residenziale; il contributo dell’Industria è di circa il 30%, mentre limitato è quello dei trasporti e del terziario (rispettivamente 7% e 3%).

In termini di emissioni evitate, si stima che le misure descritte in precedenza abbiano permesso di evitare l’emissione di circa 20 Mt di CO2/a al 2012 (considerando un fattore di emissione medio del parco di generazione elettrica di circa 385 grammi CO2/kWhe).

Se nel PAEE 2011 l’obiettivo di riduzione era stato individuato sulla base di una percentuale minima di risparmio rispetto ad un valore di consumo di riferimento (media anni 2001-2005 non ETS), nella SEN il target viene calcolato come differenza tra due possibili scenari di evoluzione del sistema energetico nazionale:

  • il primo, chiamato Scenario in assenza di misure, rappresenta una evoluzione del sistema nel caso di interruzione di tutte le misure di supporto all’Efficienza Energetica (tale evoluzione non contabilizza nessuno dei risparmi attesi dal PAEE dopo il 2011);
  • Il secondo, Scenario SEN, rappresenta invece l’evoluzione del sistema con un pacchetto di misure di Efficienza Energetica (di queste, una parte già previste dal PAEE).

Si sottolinea che fino al 2010 i due scenari sono coincidenti (Figura 2.2), scontando entrambi gli effetti delle misure previste dal PAEE fino a quella data.

Il nuovo obiettivo di riduzione di consumi atteso per il 2020, circa 20 Mtep in energia primaria, si basa sia sul rafforzamento delle misure e degli strumenti già esistenti, che sull’introduzione di nuovi meccanismi atti a superare le difficoltà riscontrate in alcuni settori, così come emerso dall’attività di monitoraggio. Nel paragrafo successivo sono descritte le singole misure adottate ed il dettaglio dei risparmi attesi da ciascuna di esse.

I contributi attesi dai diversi settori di impiego nel 2020, in termini di energia primaria, sono di 5,14 Mtep/a  dal  Residenziale,  1,72  Mtep/a    dal  Terziario,  7,14  Mtep/a  dall’Industria  e  6,05Mtep/a  dai Trasporti.

Per quanto riguarda le ipotesi assunte per il calcolo dei risparmi in energia primaria, valgono quelle descritte in precedenza per il 2012. Unica eccezione è il coefficiente di trasformazione energia primaria/finale  utilizzato  per  il  parco  elettrico,  leggermente  inferiore,  pari  a  1,76  (è  stato  infatti ipotizzato un aumento del contributo delle fonti rinnovabili, 30% al 2020, ed un leggero incremento del rendimento medio del parco termoelettrico).

In termini di emissioni di CO2  evitate, è possibile stimare pari a 50-55 Mt/a nel 2020 l’effetto del pacchetto  di  misure  predisposte  (considerando  un  fattore  di  emissione  medio  del  parco  elettrico nazionale di circa 350 grammi CO2/kWhe al 2020).


 

2.3   Risparmio di energia finale

La  valutazione  quantitativa  dei  risparmi  conseguiti  al  2012  è  stata  effettuata  con  riferimento  agli obiettivi del PAEE 2011, relativi al periodo 2007-2016.

In particolare, sono state analizzate le seguenti misure di miglioramento dell’efficienza energetica:

  • Recepimento della Direttiva 2002/91/CE e attuazione del d.lgs. 192/05 con riferimento alla prescrizione di Standard Minimi di Prestazione Energetica degli edifici (SMPE): il risparmio complessivo è di circa 2,3 Mtep/a, derivanti principalmente dalla sostituzione di impianti termici nel residenziale.
  • Riconoscimento delle detrazioni fiscali (55%) per la riqualificazione energetica degli edifici esistenti: il risparmio energetico complessivo è pari a circa 0,8 Mtep /a.
  • Meccanismo  dei  Titoli  di  Efficienza  Energetica  o  Certificati  Bianchi:  fornisce  al  2012  un risparmio energetico di circa 3 Mtep/a, con un apporto crescente dei progetti realizzati nell’industria.
  • Misure di incentivazione al rinnovo ecosostenibile del parco autovetture e autocarri fino a 3,5 tonnellate (attuati nel periodo 2007-2009) e applicazione del Regolamento Comunitario CE 443/2009: il risparmio energetico complessivo derivante dalle due misure è superiore a 0,6 Mtep/a.
  • Facendo riferimento a quanto previsto nel PAEE 2011, il risparmio energetico complessivo derivante dalle misure analizzate ammonta circa 6,4 Mtep/a, superiore del 58% all’obiettivo previsto al 2016. Tale risultato deriva in particolare dai settori del residenziale e dell’industria: quest’ultimo ha superato con quattro anni di anticipo l’obiettivo prefissato (Tabella 2.3).

Dalla  precedente  Tabella  2.3  si  apprezzano  gli  effetti  del  meccanismo  dei  Titoli  di  Efficienza Energetica, i cui risparmi ammontano al 45% circa del totale conseguito, e del Decreto Legislativo 192/05, con il 35% circa dei risparmi.

Restringendo il campo di osservazione degli strumenti analizzati in precedenza al solo periodo 2011-2012, il confronto con gli obiettivi al 2020 riportati nella Tabella 2.1 evidenzia come i settori del residenziale e dell’industria abbiano raggiunto circa un quarto dell’obiettivo previsto, per un totale di oltre 2,3 Mtep/a risparmiati (Tabella 2.3).

Il settore delle costruzioni ha beneficiato, in questi anni di crisi, dell’apporto positivo del comparto della  manutenzione  edilizia  (ordinaria,  ma  soprattutto  straordinaria),  unico  contributo  che  ha ridotto la pesante caduta del settore a partire dal 2008. Infatti, gli investimenti nel settore sono riconducibili per due terzi ad interventi di recupero sul patrimonio esistente, segno evidente di una trasformazione ormai consolidata verso la riqualificazione: all’interno di tale processo ha giocato un ruolo determinante la riduzione dei consumi energetici e la sostenibilità del processo produttivo, sostenuta dalla riproposizione e rafforzamento delle misure di incentivazione.

Nel 2012 sono state complessivamente presentate 571.200 domande per la detrazione fiscale delle spese di riqualificazione edilizia, di cui 265.000 relative all’efficientamento energetico. Gli investimenti attivati che hanno usufruito della detrazione sono stimati, per il 2012, in circa 14 miliardi, di cui circa 3 miliardi ascrivibili agli interventi di riqualificazione energetica. A tali investimenti corrispondono circa 207.000 occupati diretti e 311.000 complessivi, di questi la quota parte relativa alla riqualificazione energetica ammonta a 44.000 diretti e 67.000 complessivi. Si tratta di numeri significativi, considerando che, nello stesso anno, il settore ha perso circa 200.000 occupati.

Il potenziale di sviluppo del segmento della riqualificazione energetica nel breve e medio periodo appare consistente:  adottando  come obiettivo raggiungibile quello di attivare, per interventi di efficientamento energetico, circa 7 miliardi di risorse dai fondi comunitari nel settennio 2014-2020, ed aggiungendo  a tali risorse le previsioni di impatto della reiterazione degli incentivi nel solo periodo 2014-2016 (circa 9 miliardi di investimenti attivati), si arriva ad un impatto occupazionale atteso di oltre 237.000 occupati diretti e 355.000 complessivi.

 

 


 

2.3.1    Metodologie di calcolo per il monitoraggio delle misure

2.3.1.1    Recepimento della Direttiva 2002/91/CE e attuazione del d.lgs. 192/05

Il Decreto D.lgs. 192/05 ha apportato novità rispetto al quadro legislativo preesistente, in particolare nella metodologia progettuale, nelle prescrizioni minime (SMPE), nell’ispezione degli impianti, nonché nell’introduzione della certificazione energetica degli edifici. Gli standard stabiliscono i livelli minimi di efficienza energetica che i prodotti devono soddisfare.

Adottando  come  baseline  la  nuova  normativa,  per  quanto  riguarda  le  nuove  costruzioni  e  gli ampliamenti è stato stimato il differenziale tra i minori consumi dei fabbricati energeticamente efficienti rispetto a quelli che rispettano semplicemente i requisiti minimi imposti dal Decreto.

Nel  caso  del  settore  residenziale,  la  superficie  utile  abitabile  (sia  dei  nuovi  fabbricati  sia  degli ampliamenti di fabbricati con abitazioni, Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.) per la quale è stato rilasciato il permesso di costruire2  è stata suddivisa in tre differenti categorie di consumo, associando quindi ad ognuna di esse un risparmio energetico unitario rispetto alla baseline, attraverso il quale desumere il risparmio complessivo.

Ipotizzando un risparmio alto (60 kWh/m2) per il 6% della superficie complessiva, medio (35 kWh/m2) per il 9% di essa e minimo (20 kWh/m2) per il restante 85%, ne consegue un risparmio energetico complessivo di 2.431 GWh/a per il periodo relativo al monitoraggio.

Analogamente per il settore terziario, al volume dei nuovi fabbricati e degli ampliamenti desunti dalle statistiche ISTAT sui permessi di costruire (Tabella 2.5) è stato associato un risparmio energetico unitario pari a 2,3 kWh/m3  per il periodo 2006-2007, 5 kWh/m3  per il periodo 2008-2009, 7 kWh/m3  per il periodo 2010-2012.

Per quanto concerne l’impiego di impianti di riscaldamento efficienti nel settore residenziale, è stata adottata l’ipotesi conservativa di distribuire l’ammontare complessivo degli impianti sostituiti (valutato esaminando l’andamento del mercato negli ultimi dieci anni sia per gli edifici esistenti sia per il nuovo costruito) sul territorio nazionale in modo uniforme per epoca di costruzione e tipologia di edificio (unifamiliare,  unifamiliare  a  schiera,  multifamiliare,  edificio);  per  ognuna  di  queste  ultime  è  stato adottato un consumo di riferimento3  (Ci). Ipotizzando dei valori per l’efficienza del vecchio e del nuovo impianto in funzione dell’epoca di costruzione e della tipologia di edificio, per il calcolo del risparmio complessivo R si è fatto riferimento al seguente indicatore sintetico: [kWh/anno];

dove:

= Efficienza energetica del vecchio impianto;

= Efficienza energetica del nuovo impianto;

= Domanda di energia per riscaldamento [kWh/m2/anno] della i-ma tipologia di edificio (unifamiliare, unifamiliare a schiera, multifamiliare, edificio);

= Superficie media riscaldata [m2] della i-ma tipologia di edificio (unifamiliare, unifamiliare a schiera, multifamiliare, edificio).

2.3.1.2    Riconoscimento delle detrazioni fiscali (55%)

La legge 27 dicembre 2006 n. 296, integrata e modificata da provvedimenti normativi successivi, ai commi 344, 345, 346 e 347 dell’art. 1 ha disposto la possibilità di ottenere sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) o delle società (IRES) una detrazione fiscale del 55% della spesa sostenuta per la realizzazione di interventi di risparmio energetico nel patrimonio immobiliare nazionale esistente. In dettaglio:

  • Comma 344: riqualificazione energetica globale dell’edificio.
  • Comma 345: interventi su strutture opache orizzontali, strutture opache verticali e finestre comprensive di infissi.
  • Comma 346: installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda.
  • Comma 347: sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione o, in alternativa, con pompe di calore ad alta efficienza ovvero con impianti geotermici a bassa entalpia.

In funzione delle diverse tipologie di intervento di riqualificazione energetica e dei differenti commi attivati, l e procedure di calcolo sono sensibilmente differenti e vengono sintetizzate nella Tabella 2.6

Per tutti gli interventi il risparmio energetico dichiarato fa sempre riferimento all’energia primaria da fornire  al  sistema  edificio-impianto;  per  quanto  attiene  alla  vita  tecnica  del  singolo  intervento  i parametri di riferimento sono riportati nella Tabella 3.5 del capitolo successivo.

I benefici delle detrazioni fiscali non sono cumulabili con altri strumenti di incentivazione nazionale (certificati bianchi, conto termico), pertanto, è evitato il rischio del doppio conteggio dei risparmi.

 


 

2.3.1.3    Meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica o Certificati Bianchi

La valutazione dei risparmi energetici prodotti da iniziative per le quali sono riconosciuti i certificati bianchi (o titoli di efficienza energetica: TEE) è condotta secondo tre diverse metodologie:

1)   valutazione standardizzata

2)   valutazione analitica

3)   valutazione a consuntivo.

I TEE sono riconosciuti al proponente tipicamente per cinque anni (vita utile). Per tener conto che l’intervento produrrà risparmi oltre la durata della vita utile, fino a compimento della vita tecnica, i risparmi contabilizzati in termini di tep/anno per ogni anno di vita utile vengono moltiplicati per un fattore ‘tau’, funzione della vita tecnica riconoscibile alla particolare tipologia di intervento presentata, che assume tipicamente valori di 2,65 (vita tecnica=15 anni) o 3,36 (vita tecnica=20 anni).

1) La valutazione standardizzata viene effettuata sulla base di schede tecniche. I risparmi associati allo specifico intervento sono determinati esclusivamente in funzione del numero di unità fisiche di riferimento (UFR) oggetto dell’intervento elementare stesso (es. il numero di motori elettrici o di condizionatori ad aria esterna, i m2 di pannelli solari ecc.). È un metodo semplice ed immediato poiché non vengono richiesti al proponente misure o rilievi in corso d’opera ai fini della certificazione dei risparmi. Attualmente il sistema dei certificati bianchi prevede 34 schede tecniche di valutazione standardizzata, così come riportate nella Tabella 2.7.

La scheda standard ‘tipo’ associa ad ogni unità fisica di riferimento un preciso risparmio specifico lordo annuo (RSL) il quale, moltiplicato per il numero di UFR, fornisce il Risparmio Lordo definitivo. Dal Risparmio Lordo si passa al Risparmio Netto, la cui entità è tradotta in titoli di efficienza. Il risparmio netto sostanzia il concetto di ‘addizionalità’, ed è definito come (delibera AEEG EEN 9/11):

«il risparmio lordo, depurato dei risparmi energetici non addizionali, cioè di quei risparmi energetici che si stima si sarebbero comunque verificati, anche in assenza di un intervento o di un progetto, per effetto dell’evoluzione tecnologica, normativa e del mercato». In pratica, il risparmio netto è dato dal risparmio lordo moltiplicato un coefficiente di addizionalità (≤1).

Il  Risparmio  Netto,  in  termini  di  TEE/anno,  persiste  per  un  numero  di  anni  pari  alla  vita  utile dell’intervento: in genere 5 anni, estendibile a 8 per gli interventi sull’involucro edilizio.

2) Le schede di valutazione analitica incorporano, per il calcolo del risparmio, un algoritmo specifico che deve essere alimentato da pochi parametri caratterizzanti lo stato di funzionamento e di assorbimento energetico dell’apparecchiatura oggetto dell’intervento. Il proponente si deve quindi impegnare a installare una strumentazione di misura ed a trasmettere i dati misurati almeno una volta all’anno, per la durata della vita utile, per vedersi riconosciuti i corrispondenti TEE.

 

All’inizio del 2014 sono disponibili 10 schede tecniche di valutazione analitica riportate nella Tabella 2.8.

3)  Il  metodo  a  consuntivo  viene  applicato  alle  proposte  per  le  quali  non  sono  disponibili  schede tecniche. La natura del metodo a consuntivo, in sostanza ‘aperto’, comporta un’istruttoria molto più approfondita e complessa rispetto ai metodi standardizzati e analitici. Il proponente deve presentare una Proposta di Progetto e di Programma di Misura consistente in una proposta articolata in successivi campi che caratterizzano l’intervento da tutti i punti di vista interessanti l’istruttoria. La persistenza dei risparmi   energetici   generati   dall’intervento   nel   corso   della   vita   utile   non   è   automaticamente riconosciuta: la verifica e la certificazione avviene solo a seguito delle presentazione dei dati di marcia dell’impianto oggetto di domanda, da cui derivare i TEE spettanti.

Ai  fini  dell’inquadramento  generale  della  proposta,  il  proponente  deve  inviare  almeno  le  seguenti informazioni per ogni proposta:

- Descrizione degli interventi, delle strutture/impianti interessati, della tempistica e dei risultati attesi

- Descrizione del programma di misura proposto

- Condizioni di pre-installazione (baseline)

- Aggiustamenti

- Addizionalità

- Algoritmi di valutazione per il calcolo dei risparmi

- Strumentazione e modalità di misurazione

- Verifiche periodiche di funzionalità della strumentazione di misura

- Documentazione da trasmettere

- Documentazione da conservare

Punti qualificanti del metodo a consuntivo sono:

a)  il  programma  di  misura,  che  deve  essere  basato  necessariamente  su  misure  fisiche  di  quantità energetiche consumate prima e dopo l’intervento;

b) l’individuazione della baseline, ossia il riferimento tecnologico per la valutazione dei risparmi addizionali. La baseline è definita come la situazione impiantistica ante-intervento, purché rappresentativa di una ‘pratica corrente’ o di una ‘media di mercato’ nello specifico settore merceologico di  riferimento.  Il  richiedente  può  allo  scopo  condurre  analisi  di  mercato  o  indagini  statistiche  per individuare la pratica corrente alla quale riportare la “situazione antecedente”;

c) gli aggiustamenti: il proponente deve riferire il risparmio energetico contabilizzato allo stesso flusso di prodotti/servizi ex ante ed ex post, per evitare che una diminuzione della produzione o del livello prestazionale   dell’impiantistica   ex   post   possa   indurre   risparmi   non   eligibili   (sono   fattori   di aggiustamento, per esempio, il carico organico abbattuto nel caso di trattamento di reflui; l’illuminamento sul piano di lavoro nel caso di impianti di illuminazione; i gradi-giorno ed il volume interessato nel caso della climatizzazione degli ambienti, la produzione per impianti industriali ecc.);

d) l’addizionalità: è la caratteristica che devono possedere i risparmi per poter produrre titoli di efficienza energetica; è da ritenersi addizionale solo la quota di risparmio eccedente il risparmio che si sarebbe comunque verificato, anche in assenza di un intervento o di un progetto, per effetto dell’evoluzione tecnologica, normativa o di mercato;

e) l’algoritmo di valutazione dei risparmi: il programma di misura, di cui al punto a), mira alla quantificazione di una serie di parametri energetici nel corso del periodo di monitoraggio; tali parametri devono poi alimentare l’algoritmo, che fornisce l’entità dei TEE riconoscibili al proponente;

f) la strumentazione: il titolare deve assicurare che ogni elemento della catena di misura sia il più possibile affidabile, dalla qualità dei sensori, al trattamento e conservazione dei dati, alle procedure di calibrazione e di verifica della funzionalità degli strumenti, al recupero di dati perduti in caso di malfunzionamento o di guasti.

 


 

2.3.1.4    Misure sui trasporti

 

Per quanto riguarda i trasporti sono stati stimati i risparmi energetici conseguiti al 2012 e attesi al 2016 dalle due misure previste nel PAEE 2011:

  • TRA-1   Incentivi   statali   2007,2008,2009   in   favore   del   rinnovo   ecosostenibile   del   parco autovetture
  • TRA-2  Applicazione  del  Regolamento  CE  443/2009  (target  emissioni  medie  del  venduto autovetture pari a 130gCO2/km nel 2015 e 95 gCO2/km al 2020).

La riduzione dei consumi annui è stata valutata moltiplicando il numero di autovetture vendute all’anno per la differenza dei consumi specifici attesi dall’applicazione delle misure rispetto a quelli tendenziali (scenario BAU) e per le percorrenze annue.

Le immatricolazioni annue, disaggregate per alimentazione, sono pubblicate in varie statistiche ufficiali, (ACI, UNRAE, CE) fino al 2013. Per i successivi anni, sino al 2016, sono state effettuate ipotesi che tengono conto della più probabile evoluzione della crisi economica in atto e dei suoi effetti sul mercato automotive e delle strategie nazionali ed internazionali per l’improvement tecnologico dei nuovi veicoli, in particolare con riferimento alla diffusione di alimentazioni alternative alla benzina e al gasolio (GPL, metano, batterie). Secondo tali ipotesi (cautelative) il mercato delle auto riprende solo in parte le perdite subite in questi ultimi anni, tornando ad un andamento di crescita dal 2014 attestandosi su un volume di vendite pari a 1,65 milioni di unità al 2016. Il venduto considerato efficiente dal 2007 al 2016, risulta quindi essere pari a 17,7 milioni di vetture, di cui l’87% a benzina e gasolio, il 13% a gas e lo 0,65% a batterie.

I consumi specifici, attesi e tendenziali, sono stati stimati a partire dalle emissioni specifiche di CO2, unici dati certificati, in quanto soggetti a monitoraggio da parte della CE dalla fine degli anni 1990 per la preparazione e revisione del Regolamento 443/2009. Il passaggio dai dati relativi alle emissioni di CO2 ai dati di consumo è stato effettuato attraverso i coefficienti di trasformazione dei diversi combustibili. Il valore di riferimento dei consumi specifici medi del venduto è stato stimato dai dati CE fino al 2006. Per lo storico 2007-2012, sono sati utilizzati i dati CE, disaggregati per alimentazione, mentre per il 2013, in mancanza dei dati CE, si è ricorsi alle statistiche UNRAE. Per gli anni dal 2014 al 2016 è stato ipotizzato un miglioramento tecnologico per ogni tipo di alimentazione che, insieme alla maggiore penetrazione delle vetture ad alimentazione alternativa a benzina e diesel, permettesse a livello medio annuo il raggiungimento degli obblighi del regolamento. Il risparmio energetico calcolato è stato aumentato del 10% per tenere conto delle condizioni reali di guida su strada, rispetto ai cicli di guida di omologazione delle autovetture.

Le percorrenze annue durante la vita utile del veicolo sono state desunte a partire dai dati di input degli inventari nazionali di emissioni ISPRA disaggregati per standard EURO. Le percorrenze complessive del parco veicolare sono state stimate utilizzando i dati ACI sul parco veicolare circolante annuo. Al 2012 le percorrenze così stimate sono state ridotte del 5%, alla luce di una riduzione dei consumi di carburanti, riduzione attribuibile in parte all’efficientamento del parco veicolare ed in parte alla riduzione dell’uso dell’auto a causa della crisi economica. Al 2016 viene ipotizzato che le percorrenze medie annue delle autovetture si riattestino al livello del 2007

3    Misure    politiche    di    attuazione    della    direttiva    sull’efficienza energetica

 

3.1   Misure orizzontali

 

3.1.1    Regimi obbligatori di efficienza energetica e misure politiche alternative

 

L’Italia adempie all’art. 7 grazie al sistema dei Titoli di Efficienza Energetica (TEE). In vigore inizialmente nel  quinquennio  2005–2009, esteso  poi  fino al 2012, si  tratta di  un meccanismo di  incentivazione consistente  nella  creazione  di  un  mercato  di  TEE  (o  Certificati  Bianchi),  attestanti  la  riduzione  dei consumi di energia primaria derivanti da misure e interventi di efficienza energetica negli usi finali, sulla base dei DD.MM. 20 luglio 2004 e del DM 28 dicembre 2012.

L’articolazione del meccanismo prevede i seguenti capisaldi:

1)      il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) ha in carico l’attività di gestione, valutazione e certificazione dei risparmi;

2)      il miglioramento dell’efficienza energetica va realizzato presso gli utenti finali;

3)      sono  stabiliti  obiettivi  nazionali  di  incremento  dell’efficienza  energetica  a  carico  di  soggetti obbligati;

4)      i  distributori  di  gas  ed  elettricità  con  più  di  50.000  clienti  finali  sono  i  soggetti  obbligati  al raggiungimento dei predetti obiettivi;

5)      soggetti obbligati e soggetti volontari (distributori con meno di 50.000 clienti, società di servizi energetici, soggetti con obbligo di nomina di energy manager, soggetti con energy manager volontario, soggetti che hanno implementato un sistema di gestione dell’energia conforme alla ISO 50001) possono agire negli usi finali implementando misure che producano titoli di efficienza;

6)      le proposte per l’ottenimento dei titoli sono sottoposte ad un’istruttoria tecnico-amministrativa condotta da ENEA e RSE;

7)      il miglioramento dell’efficienza energetica viene certificato tramite l’emanazione da parte del GME (gestore dei mercati energetici) di Titoli di Efficienza Energetica (TEE), detti anche “certificati bianchi”;

8)      è attivo un mercato dei suddetti titoli in base a contrattazioni bilaterali e accesso alla borsa dei TEE;

9)      il 31 maggio di ogni anno il GSE verifica il raggiungimento dell’obiettivo da parte dei soggetti

10)  obbligati;

11)  è previsto un contributo tariffario a favore delle aziende di distribuzione obbligate a parziale copertura degli oneri sostenuti per il raggiungimento degli obiettivi;

12)  sono irrogate sanzioni a carico dei soggetti obbligati nei casi di inadempienza.

 

 

Nel meccanismo dei certificati bianchi è previsto che il Ministero dello sviluppo economico (MSE), di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM), stabiliscano periodicamente  gli  obblighi  di  risparmio  annuo.  La  Figura  3.1  riporta  i  risparmi  annui  conseguiti dall’avvio del meccanismo e quelli previsti fino al 2020.

La diversità tra l’obiettivo nazionale ed il consuntivo è dovuta al meccanismo di flessibilità che consente ai soggetti obbligati di ottemperare al proprio obiettivo entro due anni successivi all’anno d’obbligo. In merito alle interazioni tra titoli emessi, titoli annullati e titoli ancora circolanti, l’AEEG ha comunicato che, alla data del 1° giugno 2013 e dopo il completamento delle operazioni di annullamento, sui conti proprietà erano ancora presenti 725.953 titoli. Di questi, 254.462 erano posseduti dal GSE in virtù delle operazioni di ritiro effettuate ai sensi della normativa CAR, e i titoli ancora utili per il conseguimento degli obiettivi erano pari a 471.491, equivalenti al 7,86% dell’obiettivo complessivo 2012 (v. Tabella 3.2).

In Tabella 3.2 è riportata la ripartizione dei TEE al 2012 per tipologia di titolo e di soggetto proprietario.

Per completezza si riporta nel grafico di Figura 3.4 il consuntivo generale degli effetti del meccanismo, il quale ha prodotto da gennaio 2005 l’emissione di ca 24 milioni di TEE, corrispondenti ad un valore di ca 2,4 € miliardi di euro.

Riguardo la forma energetica risparmiata, i certificati bianchi prevedono:

  • risparmi di energia elettrica
  • risparmi di gas naturale
  • risparmi di altri combustibili (per autotrazione o non)

Dal 2005 al primo semestre 2012, i dati di monitoraggio indicano che il 60% dei risparmi ottenuti ha riguardato l’energia elettrica, il 26% il gas naturale e il 14% risparmi di altri combustibili. Tali interventi  hanno  riguardato  tutti  i  settori  economici,  dal  civile  all’industria,  dai  trasporti  al settore  terziario.  La  ripartizione  dei  risparmi  generati  dal  2005  al  primo  semestre  2012  è riportata in Figura 3.5.

La Tabella 3.3 evidenzia come i risparmi in tep derivanti da schede a consuntivo7, analitiche e standard hanno prodotto nel complesso al 2012 un risparmio che sfiora i 35.000 GWh/a, pari a 3 Mtep/a.

Analizzando l’andamento della distribuzione dei TEE emessi per tipologia di intervento e tenendo conto delle indicazioni della SEN, secondo la quale è l’industria il principale settore che andrà a beneficiare di tale meccanismo  di incentivazione, l’obiettivo complessivo al 2020 di 5,45 Mtep/a può essere così suddiviso (come riportato nella tabella 2.1):

  • Industria:           5,1 Mtep/anno;
  • Residenziale:    0,15 Mtep/anno;
  • Terziario:           0,1 Mtep/anno;
  • Trasporti:          0,1 Mtep/anno.

Nell’ambito del sistema nazionale dei certificati bianchi valgono i seguenti tenori di energia (poteri calorifici inferiori) per i diversi combustibili.

Nel sistema dei certificati bianchi, ogni misura eligibile va associata ad una specifica categoria di intervento. Per ogni categoria di intervento è definita la vita tecnica, ossia “il numero di anni successivi alla realizzazione dell’intervento durante i quali si assume che gli apparecchi o dispositivi installati funzionino e inducano effetti misurabili sui consumi di energia” (delibera AEEG EEN 9/11). Per ogni misura eligibile i risparmi sono prodotti per la durata della vita tecnica. In Tabella 3.5 sono riportate le categorie di intervento ed le relative vite tecniche.

Poiché i risparmi sono riconosciuti per la durata della vita utile (tipicamente 5 anni), si tiene in conto dei risparmi prodotti fino ad esaurimento della vita tecnica moltiplicando i risparmi annui (in tep) per un coefficiente di durabilità ‘tau’.


 

3.1.1.1    Detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio

Le detrazioni fiscali per interventi di riqualificazione energetica degli edifici sono state introdotte in Italia dalla legge finanziaria per il 2007 e sono tuttora attive. Queste hanno giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’efficienza energetica nel settore residenziale. Il totale degli interventi eseguiti (circa 1,5 milioni al 31 dicembre 2012), ha contribuito a generare un risparmio di energia finale che supera ad oggi 0,86 Mtep/a, corrispondente a un beneficio ambientale in termini di CO2 non emessa in atmosfera pari a oltre 2 milioni di tonnellate annue.

Possono  beneficiare  delle  detrazioni  tutti  i  contribuenti,  persone  fisiche,  professionisti,  società  e imprese che sostengono spese per l'esecuzione degli interventi su edifici esistenti. Sono ammessi alla detrazione i familiari8  conviventi con il possessore o detentore dell'immobile e i locatari, intestatari di regolare contratto di affitto.

Le detrazioni fiscali (destinate al settore civile, sia residenziale che terziario), consistono in riduzioni dell’Irpef  (Imposta  sul  reddito  delle  persone  fisiche)  e  dell’Ires  (Imposta  sul reddito  delle  societa`) concesse per interventi che aumentino il livello di efficienza energetica degli edifici esistenti e che riguardino, in particolare, le spese sostenute per:

  • la riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento tramite riqualificazione energetica globale;
  • il miglioramento dell’isolamento termico dell’edificio (sostituzione di finestre comprensive di infissi e coibentazioni di coperture, pareti verticali e pavimenti);
  • l’installazione di pannelli solari termici;
  • la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale (con caldaie a condensazione o pompe di calore);
  • la sostituzione di scaldacqua elettrici con scaldacqua a pompa di calore.

Il calcolo del risparmio energetico può essere effettuato autonomamente dal tecnico incaricato dal beneficiario oppure essere desunto per mezzo degli algoritmi di calcolo messi a punto da ENEA. Inoltre per gli interventi riguardanti la riqualificazione globale dell’edificio o dell’unità immobiliare o quelli insistenti sull’involucro edilizio opaco, è previsto l’obbligo di produrre l’attestato di prestazione energetica e quindi il valore del risparmio energetico connesso all’intervento risulta facilmente desumibile.

L’attività di monitoraggio del meccanismo delle detrazioni fiscali prevede:

  • una prima definizione dei parametri significativi a descrivere i risultati del meccanismo fiscale;
  • una successiva fase di verifica di congruità dei dati tecnici forniti dai beneficiari;
  • l’esclusione dalla base dati delle pratiche contenenti significative anomalie tecniche;
  • una verifica - su scala nazionale e di dettaglio - del campione statistico definito;
  • una fase finale di interpolazione dei dati filtrati.

I risparmi indicati nella domanda di accesso alle detrazioni fiscali sono sottoposti dall’ENEA ad una verifica di congruità. L’Agenzia delle Entrate esegue invece controlli a campione, dal punto di vista fiscale, al fine di verificare la correttezza degli importi portati in detrazione sulla base delle spese fatturate.

Il Governo ha prorogato la misura fino a tutto il 2015 (fino a giugno 2016 per gli interventi sulle parti comuni degli edifici) ed innalzato l’aliquota al 65%, ma ha già previsto la rimodulazione del meccanismo, in un’ottica di razionalizzazione della spesa, al fine di rendere l’incentivo strutturale.

I risultati ottenuti dall’attivazione dello strumento ad oggi sono stati notevoli e permettono di effettuare una stima sul potenziale di risparmio del meccanismo negli anni futuri e fino al 2020. In Figura 3.6 si riporta l’andamento dei risparmi di energia finale monitorato dall’avvio del meccanismo al 2012 e la stima dei risparmi annui conseguibili fino al 2020.


 

3.1.1.2    Il Conto Termico

Il meccanismo incentivante del Conto Termico, introdotto dal decreto ministeriale 28 dicembre 2012, rappresenta a livello nazionale il primo strumento di incentivazione diretta della produzione di energia termica rinnovabile e, contemporaneamente, il primo strumento che permetta l’accesso della Pubblica Amministrazione agli interventi di efficientamento energetico degli edifici e degli impianti. Il Conto Termico è operativo dal mese di luglio 2013.

Il meccanismo di incentivazione è rivolto ad amministrazioni pubbliche ed a soggetti privati, intesi come persone fisiche, condomini e soggetti titolari di reddito di impresa o di reddito agrario.

Tali soggetti possono avvalersi di una ESCO per la realizzazione degli interventi, utilizzando un contratto di finanziamento tramite terzi, di servizio energia o di rendimento energetico.

Il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) è il soggetto responsabile dell’attuazione e della gestione del meccanismo, provvedendo anche all’assegnazione, all’erogazione, alla revoca degli incentivi, curando l’effettuazione delle verifiche.

L’ENEA, in accordo con GSE, collabora alla predisposizione dei contenuti tecnici per l’attuazione del decreto e partecipa alle verifiche e ai controlli. Fornisce inoltre supporto specialistico al GSE per le funzioni di monitoraggio e predispone, sempre in collaborazione con il GSE, la relazione annuale.

L’Autorità per l’energia elettrica e il gas predispone il contratto tipo tra GSE e beneficiario e definisce le modalità con le quali le risorse per l’erogazione degli incentivi trovano copertura sul gettito delle componenti delle tariffe del gas naturale. Provvede inoltre alla copertura dei costi sostenuti per lo svolgimento delle attività di GSE ed ENEA.

Il Conto Termico incentiva gli interventi di efficientamento energetico elencati di seguito, realizzati dalle amministrazioni pubbliche:

  • isolamento termico delle pareti;
  • sostituzione di strutture verticali trasparenti (finestre);
  • installazione di sistemi di schermatura e ombreggiamento;
  • sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con caldaie a condensazione.

Nell’ambito della produzione di calore da fonti rinnovabili sono incentivati, inoltre, uno o più interventi, elencati di seguito, effettuati dalle amministrazioni pubbliche e dai soggetti privati:

  • sostituzione di generatori di calore con pompe di calore elettriche e a gas, comprese le pompe di calore per la produzione di acqua calda sanitaria;
  • sostituzione di generatori di calore con generatori di calore, termocamini e stufe alimentati a biomassa;
  • installazione di collettori solari termici e sistemi di solar cooling.

Il limite massimo di potenza per poter accedere alla domanda di richiesta di incentivo è pari a 1.000 kW termici o 1.000 metri quadri lordi di superficie per il solare termico. Nel caso di interventi di efficienza energetica è stato posto un limite di spesa massimo in relazione al tipo di intervento effettuato.

L’incentivo viene quantificato a) in base alla tipologia di intervento, b) in funzione dell’incremento dell’efficienza energetica conseguibile con il miglioramento delle prestazioni energetiche dell’immobile, c) in funzione dell’energia producibile con gli impianti alimentati a fonti rinnovabili. L’incentivo copre una parte delle spese sostenute, ed è erogato in rate annuali per una durata variabile (fra 2 e 5 anni) in base agli interventi realizzati.

Il Conto termico è stato avviato nel mese di luglio 2013, e non sono ancora disponibili dati di monitoraggio che permettano una stima dei risparmi conseguibili su base storica. Tuttavia sono state condotte delle simulazioni al fine di quantificare l’apporto del Conto termico agli obiettivi di risparmio fissati dall’articolo 7, paragrafo 1 della EED. In Figura 3.7 si riporta la previsione dei risparmi, pari a circa 5,88 Mtep di energia finale in valore cumulato negli anni 2014-2020.

In particolare, gli 1,47 Mtep/a previsti in totale al 2020 sono da attribuire principalmente al settore terziario (0,93 Mtep/a) mentre i rimanenti 0,54 Mtep/a al settore residenziale.

 


 

3.1.1.3    Quadro di sintesi dei meccanismi incentivanti

In figura 3.8 si riporta un quadro di sintesi sugli obiettivi di risparmio relativi ai meccanismi proposti. A fronte  di un obiettivo  minimo  di risparmio di 25,58 Mtep di energia finale, i  meccanismi proposti conducono ad un risparmio cumulato di 25,83 Mtep, di cui circa il 62% ottenuto con il regime d’obbligo dei certificati bianchi. Per mezzo dei risultati annuali forniti dai collaudati strumenti di monitoraggio previsti nei tre strumenti, sarà possibile agire tempestivamente qualora si rilevasse una progressione dei risparmi insufficiente al raggiungimento degli obiettivi.

Si evidenzia, infine, che tali obiettivi vincolanti di risparmio di energia finale costituiscono una quota parte dei target fissati dall’Italia con la Strategia Energetica Nazionale e comunicati alla Commissione ad aprile 2013, come previsto all’articolo 3 della Direttiva 2012/27/UE. Nella  valutazione dei risparmi, infatti, non sono stati considerati gli effetti derivanti dall’applicazione delle normative previste dalle direttive  comunitarie  (EPBD  e  Ecodesign)  e  dalle  misure  che  saranno  introdotte  a  seguito  del recepimento  della  stessa direttiva  2012/27/UE.  Inoltre,  non  e  stato  conteggiato  il  contributo  delle misure di policy per l’efficienza energetica promosse a livello territoriale finanziate anche attraverso i fondi strutturali.


 

3.1.2    Audit energetici e sistemi di gestione dell’energia

L’Italia, in merito alle diagnosi energetiche nell’industria, ha avviato le prime esperienze significative all’inizio degli anni novanta. Negli anni 1989-1991, infatti, furono utilizzati fondi europei per realizzare una larga campagna di diagnosi nelle regioni del Centro-Sud Italia, che ha coinvolto oltre 500 PMI in vari settori, per le quali furono individuate misure di risparmio energetico per un totale di circa 260 ktep. Negli ultimi anni, l’iniziativa più significativa è stata condotta dalla regione Lombardia con il programma TREND, finalizzato alla promozione e alla realizzazione di audit energetici di qualità, condotti da esperti qualificati, presso PMI manifatturiere localizzate nella regione Lombardia. Il programma, non ancora concluso, ha coinvolto 500 piccole e medie aziende presso le quali sono stati condotti audit di qualità, le cui  diagnosi  hanno  portato  alla  pianificazione  di  150  interventi  di  realizzazione  delle  soluzioni individuate, di cui 90 finalizzate. Il progetto, il cui costo è stato pari a 8,5 M€, ha attivato la realizzazione di interventi di efficienza energetica che hanno generato risparmi per circa 4.000 tep.

A  seguito  del  recepimento  della  direttiva  è  previsto  che  le  grandi  imprese,  aventi  siti  produttivi localizzati nei territorio nazionale, eseguano un audit energetico di qualità entro il 5 dicembre 2015. Secondo il rapporto ISTAT “Struttura e competitività delle imprese”, pubblicato il 13 dicembre 2013, sono circa 3.500 le imprese con un numero di addetti superiore a 250 e un fatturato superiore a 50 M€ (cfr. tabella 3.6).

Considerando quanto disposto dal comma 6 dell’art. 8 della DEE, al 17 Gennaio 2014 sono state certificate 183 organizzazioni e 220 siti in Italia secondo la norma ISO 5000110. Tali aziende – purché il sistema di gestione ISO 50001 implementato preveda esplicitamente l’esecuzione di audit di qualità – sono esentate dall’obbligo.

L’Italia  ha  previsto  nel  decreto  di  recepimento  della  direttiva  l’estensione  dell’obbligo  anche  alle imprese ad elevato consumo di energia che ricadono nell’ambito di applicazione dell’articolo 39, comma 1, del decreto legge 22 giugno 2012, n. 83, indipendentemente dalla dimensione. Il ricorso a audit energetici periodici è reso facoltativo per le imprese ad elevato consumo di energia che hanno adottato sistemi di gestione dell’energia ISO 50001. L’efficacia di tale disposizione è garantita attraverso la realizzazione di un registro informatizzato contenente l’elenco delle aziende soggette ad obbligo a cui è associato un programma di controlli da effettuare su un selezione casuale e statisticamente significativa di audit svolti.

Sul piano professionale, al fine di incrementare la qualità dei servizi energetici offerti in tale settore, decorsi 24 mesi dalla data di recepimento della Direttiva 2012/27/UE, l’Italia ha previsto l’obbligo di certificazione alle norme UNI 11352 e UNI 11339 o alle norme per certificare gli auditor energetici, attualmente in fase di elaborazione, per i soggetti che intendono eseguire diagnosi energetiche.

Lo stesso decreto prevede che entro il 31 dicembre 2014 il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, pubblichi un bando per la selezione e il cofinanziamento di programmi presentati dalle Regioni finalizzati a sostenere la realizzazione di audit energetici presso le PMI. Per la realizzazione del programma, il decreto, alloca 15 milioni di euro all’anno per il periodo 2014-2020. Nell’ipotesi di cofinanziare il 50% i costi delle Regioni per  concedere  un’agevolazione  del  50%  delle  spese  sostenute  dalle  PMI  per  la  realizzazione  della diagnosi energetica, si stima di coinvolgere nell’iniziativa circa 15.000 imprese l’anno.

ENEA avvierà un’azione di accompagnamento al programma formando auditor, pubblicando guide tecniche, supportando le regioni nella predisposizione dei programmi, istituendo una banca dati delle diagnosi eseguite, monitorando l’esecuzione delle attività e verificando la qualità delle diagnosi eseguite tramite controlli a campione. UNI-CEI, in collaborazione con CTI ed ENEA, elaborerà norme tecniche per la certificazione volontaria degli auditor.

Per quanto riguarda la stima dei risparmi conseguibili attraverso l’obbligo dell’audit energetico da parte delle  grandi  imprese  è  stato  ipotizzato  un  risparmio  del  5%  annuo  indotto  su  consumi  in  energia primaria delle circa 3500 grandi imprese soggette all’obbligo, che è stato valutato pari a circa 28Mtep (corrispondente al valore aggiunto complessivo delle aziende per il valore di intensità energetica media italiana).  Il  risparmio  totale  conseguibile  ammonta  a  1,4  Mtep.  Tale  dato  appare  conservativo considerando che il decreto di recepimento della Direttiva 2012/27/CE sottopone all’obbligo di audit anche le imprese “energivore” e ,soprattutto, prevede la realizzazione di un programma per incentivare la realizzazione di audit presso le PMI.

 

 

 


 

3.1.3    Misurazione e fatturazione

I misuratori elettronici fiscali si collocano al confine tra le reti di distribuzione dell’energia e l’utenza. Questa posizione offre l’opportunità di aggiungere funzionalità utili a distributori e a venditori per migliorare il servizio da loro offerto, agli utilizzatori di utilizzare i dati della fornitura per migliorare la gestione dei prelievi. Tuttavia per sfruttare appieno queste potenzialità e coinvolgere il consumatore finale nel paradigma delle smart grid è necessaria la disponibilità di un canale di comunicazione bidirezionale tra il misuratore elettronico e il centro di gestione dei misuratori. La bidirezionalità delle comunicazioni permettere sia il monitoraggio dei prelievi e dei parametri di rete significativi, sia di trasferire al consumatore i segnali caratteristici delle smart grid, ovvero i segnali di mercato (tariffe elettriche) e di sistema (parametri elettrici da rispettare).

In Italia la sostituzione dei contatori dell’elettricità tradizionali con una infrastruttura per la misura intelligente  dell’energia  elettrica  è  iniziata  tra  il  2001  e  il  2002.  Tale  infrastruttura  di  misura  ha consentito l’apertura del mercato dell’energia avvenuta dal luglio 2007, permettendo ai consumatori di cambiare fornitore di energia anche attraverso una semplice telefonata e consentendo la fatturazione dell’energia per fasce tariffarie (es. F1, F2, F3). Mentre a livello italiano il cammino d’integrazione del consumatore nelle smart grid ora si orienta ad estendere le potenzialità dell’attuale sistema di gestione dei contatori elettronici, a livello europeo ci si concentra ancora su come diffondere la tecnologia dei contatori elettronici in quegli stati che ancora non l’hanno scelta. L’obiettivo è di raggiungere almeno l’80% dei consumatori europei entro il 2020 come auspicato dalla Commissione Europea. Negli ultimi anni le Istituzioni Europee sono intervenute su più fronti: adeguamenti legislativi, incarichi a organi di standardizzazione e promozione di progetti a supporto delle attività pre-normative.

L’Italia è vista come un precursore, ovvero indipendentemente dalla DEE si è avviata sulla strada della misura intelligente dell’energia elettrica e ora sta procedendo a predisporre una infrastruttura per la gestione dei gruppi di misura intelligenti del gas. La DEE in realtà va anche ancora la misura intelligente di energia elettrica e gas, auspicando anche la misurazione intelligente del calore per il riscaldamento degli edifici e per la produzione dell’acqua calda.

 

 

 

 


 

3.1.3.1    Evoluzione del quadro legislativo

L’impiego di sistemi di misura elettronici è citato espressamente nelle direttive del Parlamento europeo e del Consiglio riguardo l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici (2006/32/CE, Articolo 13)  e  nella  direttiva  sulle  misure  per  la  sicurezza  dell’approvvigionamento  di  elettricità  e  per  gli investimenti nelle infrastrutture (2005/89/CE, Articolo 5). La necessità è stata successivamente ribadita dalla Commissione Europea nella comunicazione del gennaio 2007 al Consiglio e al Parlamento Europeo (COM (2006) 841 definitiva), che sottolinea come l’uso esteso di misuratori intelligenti potrebbe aumentare la competizione nel mercato europeo dell’energia. Nel 2009 l’indirizzo impresso dagli organi comunitari  si  è  fatto  ancora  più marcato. La  Direzione  Generale  Imprese  e Industria,  attraverso  il mandato M/441, ha chiesto agli organi di standardizzazione Europei CEN, CENELEC e ETSI di definire uno standard per l’interoperabilità dei sistemi di misura elettronici per elettricità, gas, calore e acqua. Nel futuro mercato elettrico, tali sistemi dovranno contribuire ad aumentare la


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