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La tracciabilità elettronica dei pagamenti al centro delle nuove strategie del fisco

La nuova strategia del Fisco italiano per combattere i grandi evasori e le frodi diffuse è stata illustrata alla Camera da Rossella Orlandi, da poco tempo direttore dell'Agenzia delle Entrate, la quale ha definito il fisco del futuro, e le decisioni che seguiranno, un importante “cambio di verso”. La strada da seguire è piuttosto innovativa per il nostro Paese, spiegano Valentina Conte su La Repubblica, Marco Mobili e Giovanni Parente su Il Sole 24 Ore: eliminazione dei registratori di cassa, degli scontrini e delle ricevute fiscali; utilizzo degli studi di settore solo in chiave preventiva, per selezionare accuratamente i soggetti a rischio evasione da controllare; sostituzione sia della carta che degli studi con una completa tracciabilità elettronica dei pagamenti; disciplina dell'abuso del diritto ( ormai in dirittura d'arrivo) per dare maggiori certezze a fisco e imprese; contrasto sempre più specializzato alle frodi interne e internazionali.

Oltre alla auto-correzione delle dichiarazioni dei redditi, il nuovo Fisco pianificato dai tecnici dell'Agenzia porterà avanti una lotta severa contro i grandi evasori e contro le mega frodi fiscali, ricorrendo molto meno ai blitz e puntando maggiormente su controlli mirati, cercando di instaurare un clima di legalità tramite la rinata fiducia tra contribuenti e Stato.

L'unico aspetto ancora incerto saranno i tempi di svolgimento di questo cruciale “cambio di verso”, ma Rossella Orlandi ha già chiarito che il cuore della futura riforma tributaria sarà costituito dalla tracciabilità, considerata un “formidabile deterrente all'evasione”.

Anzi, secondo la Orlandi è ormai prioritario e non più rinviabile “incentivare l'uso di strumenti tracciabili per effettuare pagamenti in ogni ambito”, a cominciare da coloro che, al momento, sono al centro degli studi di settore: si tratta di oltre 3 milioni e 600mila contribuenti, nello specifico piccole e medie imprese che non superano i 5 milioni di fatturato annuo.

Proprio per gli studi di settore è previsto un cambiamento di filosofia nel loro utilizzo. Da una parte, dovranno essere sempre più utilizzati per “accompagnare” alla compliance (rispetto delle norme e delle disposizioni normative) i contribuenti. Dall'altra, con la funzione di accertamento in senso stretto ormai diminuita da qualche anno ( vi è stata una riduzione di due terzi rispetto al 2010), anche in conseguenza delle sentenze a sezioni Unite della Cassazione del dicembre 2009, per gli studi di settore si prevede un ruolo di sostegno ad una più mirata identificazione dei soggetti da sottoporre ai controlli. Commenta il direttore del Fisco: “ Studi di settore profondamente rinnovati possono rappresentare un efficace strumento per indicare preventivamente il potenziale risultato, anche fiscale, che deriva dall'impiego dei fattori della produzione”. Inoltre, sempre secondo la Orlandi, gli studi rivisitati potrebbero rappresentare un ottimo aiuto per la crescita delle imprese e per una loro gestione più corretta, esaltando così “la capacità di utilizzo dello strumento quale ausilio alla selezione dei contribuenti da sottoporre a controllo”.

Ma c'è di più perchè la rivisitazione degli studi di settore potrebbe accompagnarsi, di pari passo, ad una rimodulazione della platea dei soggetti di cui sopra, i 3,6 milioni tra imprese e professionisti obbligati a compilare Gerico. Ed è proprio questa la direzione cui punta la riforma del regime dei minimi nel Ddl di Stabilità, ricordata dalla stessa Orlandi, che potrebbe attirare nuove mini-partite Iva nell'area dell'esenzione degli studi di settore.

Della riforma messa in cantiere, la Orlando non nasconde però di ritenere fondamentale, ed auspicabile, la riduzione dei “rischi e degli oneri connessi all'uso del contante”, anche se questo vorrà dire pagare un semplice caffè tramite carta di credito, bancomat oppure smartphone. Come e quando tutto questo avverrà è ancora da vedere: la strada è tracciata, tempi e modi andranno pianificati.

Il direttore del Fisco spiega che si è deciso di optare per la completa tracciabilità elettronica poiché  alcuni strumenti, come i registratori di cassa e le ricevute fiscali, si sono rivelati totalmente inadeguati. I costi di adeguamento pare saranno addebitati allo Stato; da questi cambiamenti del Fisco deriveranno “minori oneri per le imprese”, conferma la Orlandi, dato che non ci sarà più alcun bisogno né dei registri dove annotare le fatture e gli scontrini né dei commercialisti per denunciarli alla fine dell'anno. E questo potrà avvenire perchè il Fisco italiano già conoscerà perfettamente le entrate e le uscite, grazie appunto alla tracciabilità elettronica.

La diretta conseguenza di tutto ciò, scrive Valentina Conte, potrebbe essere quella di un Fisco che, in un futuro non tanto lontano, invia i 730 precompilati anche ai piccoli imprenditori, in una sorta di Grande Fratello imparziale, solerte ed efficace. In cambio, assisteremmo al “ progressivo abbandono di controlli massivi sul territorio da parte dell'amministrazione finanziaria”.

La strada per arrivarci è rappresentata dall'estensione dell'utilizzo della fattura elettronica (attualmente obbligatoria solo nei rapporti con parte della Pa) e tramite l'attuazione della delega fiscale. L'altro capitolo legato alla delega è la disciplina dell'abuso del diritto considerata una “via maestra per dare all'amministrazione finanziaria e alle imprese un quadro di certezza e stabilità”.

Il progetto è davvero ambizioso e sono in molti a chiedersi se potrà funzionare in Italia, dove l'evasione ammonta a 120 miliardi annui e le liti fiscali avvengono per semplici cavilli.

Rossella Orlandi sembra convinta che sia possibile, anticipando che nel progetto di riforma è prevista anche “un'evoluzione delle banche dati”, grazie “al miglioramento delle modalità di incrocio”. L'obiettivo è quello di ricorrere alla mole di informazioni già a disposizione ( spese, redditi, assicurazioni, investimenti), che aumentaranno a dismisura quando il cartaceo sarà sostituito del tutto dal digitale, per permettere anche al contribuente di aprire la finestra dei redditi.

All'Agenzia delle Entrate questo scenario informatico viene definito “vista” doppia: ogni italiano avrà la possibilità di accedere al proprio estratto conto fiscale tramite password, per potersi rendere conto di quanto il Fisco sappia già di ognuno di noi, evitando così di fare il furbo, versando le giuste tasse e, magari, autocorreggendo i dati e ciò che non si è versato.

Proprio in questo ambito, la legge di Stabilità ha previsto un ravvedimento lungo. Verranno concessi cinque anni di tempo per correggere gli errori anche in flagranza di controlli anziché, come è attualmente previsto, entro la presentazione della dichiarazione dell'anno successivo.

Nonostante si stia ancora lavorando alla stesura del decreto delegato per stabilire le sanzioni applicabili, l'orientamento è quello di avvalersi di sanzioni ridotte e crescenti con lo scorrere del tempo.

 

 

 

 

Fonte:   Valentina Conte. La Repubblica

 

              Marco Mobili, Giovanni Parente. Il Sole 24 Ore

 

 

 

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