Una costellazione di imprese artigiane

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La Riforma delle Bcc

La riforma del credito cooperativo sta finalmente andando “nella giusta direzione ed è in linea” con le necessità del settore. Il giudizio, scrive Laura Serafini su Il Sole 24 Ore, arriva da Carmelo Barbagallo, il responsabile della vigilanza di Bankitalia, in occasione del convegno “La riforma delle Bcc nel quadro delle nuove regole europee” organizzato dalla fondazione Italianieuropei. Con il testo di riforma impegnato ad affrontare la parte finale dell'iter parlamentare, dopo aver già ottenuto il via libera della Banca d'Italia agli emendamenti voluti dal governo Renzi, e in seguito all'approvazione – pochi giorni fa - da parte della Camera tramite l'apposizione della fiducia, Barbagallo ha spiegato come la riforma sia un tassello fondamentale della strategia di consolidamento del sistema bancario italiano, offrendo alle Bcc gli strumenti normativi per irrobustirsi. L'aggregazione delle banche del sistema del credito cooperativo, principio alla base della riforma, viene considerata quanto mai necessaria da Barbagallo, annota Rosaria Amato su La Repubblica, visto che, rispetto alle altre banche, le Bcc hanno vissuto la crisi finanziaria in una condizione di maggiore debolezza, dato che il modello di governance ne limita la capacità di raccolta del capitale di rischio e i vincoli territoriali ed operativi non ne consentono l'adeguata diversificazione. In effetti Barbagallo, analizzando alcune problematiche del sistema, ha evidenziato come a seguito della crisi “i profitti delle Bcc siano stati erosi dal calo delle nuove erogazioni e dall'aumento della rischiosità dei prenditori”. Decisamente ingenti le rettifiche di valore compiute a fronte dell'accresciuta rischiosità, con il tasso di copertura delle partite deteriorate che è passato dal “26% del 2012 al 38,7% di fine giugno 2015, quello delle sole sofferenze è aumentato dal 45 al 54,2%”. Rettifiche che, inevitabilmente, hanno prodotto ripercussioni sugli equilibri reddituali. Come ha osservato Barbagallo: “La componente più fragile del settore è individuabile nelle Bcc che presentano coefficienti di capitale più bassi e tassi di copertura inferiori a quelli medi del sistema bancario nazionale. In base ai primi dati riferiti a dicembre 2015, le Bcc in tale condizione erano circa 50 e rappresentavano il 16% dell'attivo della categoria”. In un contesto di questo tipo, ha aggiunto il responsabile della vigilanza di Bankitalia, “aumenta la probabilità che un numero non marginale di Bcc vada incontro a tensioni a causa della difficoltà di aumentare il patrimonio nella misura e con la rapidità imposti dal contesto regolamentare, istituzionale e di mercato”. E' però importante specificare che il dato sulle 50 Bcc in difficoltà, deve essere letto tenendo conto dell'evoluzione rispetto al 2015. Su questo punto è intervenuto Alessandro Azzi, presidente di Federcasse, che ha fatto notare come in un bilancio simile fatto dalla Banca d'Italia nel corso del 2015, le Bcc in situazione di fragilità risultavano essere ben 70. Dunque lo scenario è decisamente migliorato. Azzi, infatti, ha specificato: “Alcune di esse sono state spinte a fare efficienze e miglioramenti nella gestione, altre sono state - come noto - oggetto di operazioni di integrazione all'interno del sistema”. E, riguardo agli emendamenti che hanno corretto la cosiddetta way-out prevista dal decreto banche per le Bcc che non vogliono aderire al nuovo gruppo, Azzi ha commentato:”E' stata individuata una soluzione che non ci entusiasma, ma vista in una logica di straordinarietà ci può stare”. Barbagallo ha osservato che con la nuova formulazione “è chiarita la natura transitoria ed eccezionale della previsione di way out, esercitabile entro un limitato arco temporale e solo nella fase di prima applicazione”.

Al convegno di Italianieuropei era presente anche il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, il cui punto di vista è che il sistema bancario italiano sia ancora troppo frammentato e costituito da molte banche di piccole e medie dimensioni: “Forse” ha spiegato “non ci si deve fare attrarre troppo dalla variabile dimensione, ma la mia opinione è che i rischi in questo momento siano che le dimensioni sono in generale troppo piccole e il numero troppo grande”. Padoan ha anche aggiunto che il governo è alle prese con l'elaborazione di nuove misure per sostenere attivamente le attività di investimento delle imprese nell'ottica del finanziamento alla crescita, “ed è in questo contesto che si colloca la riforma delle Banche del credito cooperativo”, visto che i problemi delle banche troppo spesso si riflettono anche sulle imprese, per le quali gli istituti di credito rappresentano troppo frequentemente l'unico canale di approvvigionamento del credito. E proprio per questo c'è massimo accordo sui forti paletti temporali e patrimoniali messi alla way out. Per Bankitalia la norma, così configurata, elimina le incertezze e consente di minimizzare i rischi di indebolimento dei costituendi gruppi cooperativi. La clausola sul way out ha subìto più di una modifica visto che, come affermato alla Camera dallo stesso viceministro dell'Economia, Enrico Morando, la versione precedente – emendata in commissione Finanze – pur essendo complessivamente difendibile, conteneva una norma sbagliata perché contraddittoria rispetto all'obiettivo dichiarato, che è quello dell'aggregazione delle banche del credito cooperativo.

Dunque, come si è visto, la riforma delle Bcc è stata finalmente approvata alla Camera dopo una serie di revisioni, della cui esigenza si era iniziato a parlare già in coincidenza con la riforma delle banche popolari, agli inizi dello scorso anno. Il percorso della riforma è stato lungo e non privo di ostacoli, cominciato con l'idea di un'autoriforma del settore stesso, affidando cioè alla categoria la stesura di una proposta di rivisitazione, da sottoporre successivamente – scrive Angelo de Mattia su l'Unità – al confronto con Bankitalia e con il governo, come è effettivamente avvenuto, ma per ragioni varie è stato impiegato (anche per l'esigenza di un ampio consenso all'interno della categoria stessa sul progetto di rivisitazione) un tempo di certo non breve. Inoltre, nel testo del decreto legge emanato all'uopo, è anche stata inserita l'introduzione della garanzia pubblica (Gacs) per la cartolarizzazione dei prestiti deteriorati.

E' dalla fine degli anni Trenta del '900 che le Bcc – in passato denominate casse rurali e artigiane, poi sottoposte a limitati interventi dal testo unico bancario del 1993 – non erano disciplinate da una legislazione organica che ora sopravviene, dopo ampio e vivace dibattito.

E' bene ricordare come la nuova normativa intervenga sull'architettura istituzionale, sulla governance, sulle possibilità di rafforzamento del capitale, sui presupposti per una maggiore efficienza e capacità competitiva, per una sana e prudente gestione e per una maggiore stabilità, in uno scenario in cui si accrescono le spinte concorrenziali, soprattutto da parte di istituti non della categoria. Le Bcc dovranno partecipare, sulla base di un contratto di adesione, ad un gruppo cooperativo che sarà diretto da una holding costituita in forma di spa: una sorta di “spalla” con funzioni protettive, ma anche di impulso, in alcune materie. Ogni singola Bcc manterrà la propria autonomia che sarà, però, rafforzata o indebolita nei confronti del gruppo, a seconda della virtuosità o meno dell'operare della banca stessa: uno sprone, dunque, un controllo ed una barriera difensiva che non faranno venir meno la vocazione ad un localismo correntemente inteso che è nel Dna degli istituti di questa categoria, così come lo spirito solidaristico e mutualistico che contrassegna tali istituti di credito, il cui agire resta imperniato sul voto capitario dei soci. Ricorrendo a determinati presupposti, sarà possibile recedere dal gruppo unico; allo stesso modo, sarà possibile non aderirvi sin dall'inizio, tramite la famosa way out di cui si è molto discusso, ma solo se la Bcc possiede un patrimonio netto di almeno 200 milioni al 31 dicembre dello scorso anno, giudicati coerenti con l'esigenza di stabilità aziendale. In questo caso specifico, l'operazione verrà realizzata principalmente attraverso il conferimento di azienda, ossia scindendo la banca in cooperativa e azienda bancaria Spa, con l'attribuzione alla prima delle riserve indivisibili che saranno proprie della Bcc, però previo pagamento di un'imposta del 20%. In questo modo, nella nuova costruzione societaria, da un lato si attua la visione mutualistica e solidaristica e, dall'altro, si realizza, secondo i tradizionali criteri della sana e prudente gestione, l'esercizio del credito e la raccolta del risparmio con le specificità della categoria.

Questa trasformazione è avvenuta dopo che un acceso dibattito aveva portato alla luce alcune contraddizioni che la secca trasformazione in spa, senza il conferimento d'azienda, avrebbe determinato. E' difficile ora affermare che l'approdo raggiunto snaturi la caratterizzazione mutualistica, che rimane un pilastro fondamentale; certo, alcune soluzioni adottate potevano essere meglio redatte e ne resta, in ogni caso, la perfettibilità, scrive de Mattia. Ma, nel complesso, il testo normativo rappresenta un buon punto di incontro tra posizioni anche molto diverse, che hanno ritenuto di convergere in nome del realismo e del pragmatismo. In ultima analisi, non bisogna infatti dimenticare che lo scopo della rivisitazione è quello apportare dei miglioramenti al mestiere di banca cooperativa, dando un senso al pluralismo bancario e all'esigenza di sussidiarietà, sostenendo imprese e famiglie nel territorio ed evitando la creazione di gruppi locali egemoni, con ambigui intrecci tra banche e politica locale.

Quanto alla garanzia pubblica relativamente alle cartolarizzazioni, il passo avanti, nei limiti in cui lo ha reso possibile la severa visione della Commissione Ue, c'è stato, anche se il rating delle agenzie che dovrà essere dato ai prestiti al fine di fare assistere le cartolarizzazioni dalla garanzia stessa, esigerà norme applicative per evitare la discrezionalità delle predette agenzie, nel cui ordinamento sarebbe più che matura una riforma. In seguito andrà verificato se il campo di applicazione della garanzia in questione potrà essere - sia pure in maniera calibrata - ampliato, senza vedersi contestare, com'è ormai abitudine della Commissione, il rischio di violazione del divieto di aiuti di Stato.

Per una riuscita attuazione delle riforma, sarà importante che le disposizioni della Vigilanza vengano seguite ed applicate correttamente e, in questo caso, moral suasion e controlli saranno fondamentali.



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