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Il microcredito sostiene le nuove iniziative imprenditoriali

I micro finanziamenti per le piccole, nuove realtà imprenditoriali sono in aumento. Le cifre parlano chiaro: nel 2013, nel nostro Paese sono stati erogati 100 milioni destinati al microcredito, attraverso programmi europei, nazionali e locali. In un articolo di Mari Pada, apparso su ItaliaOggi Sette, si riporta quanto è emerso dal quarto monitoraggio dell'Ente nazionale per il Microcredito (Enm), realizzato su richiesta del ministero del Lavoro, Direzione generale delle politiche dei servizi per il lavoro. Il rapporto evidenzia le criticità, ma anche le ampie opportunità, di un sistema vorrebbe puntare al sostegno delle figure meno tutelate, come i giovani e le donne.

Dunque esiste un valido sistema di fondi, creato per promuovere l'impresa e stimolare l'autoccupazione e che presenta ottime potenzialità: l'analisi dimostra che sono già stati conferiti 76 milioni con la finalità di creare impresa e lavoro, rappresentando il cosiddetto microcredito produttivo, a fronte dei circa 40 milioni del 2011. E' il segnale che tale modalità di erogazione del credito sta dando buoni risultati e si sta imponendo come vero e proprio strumento economico.

E questo avviene in un periodo particolarmente difficile, caratterizzato dalla forte crisi del mercato del lavoro, dalla riduzione dei finanziamenti da parte dei canali ufficiali come banche e finanziarie e dal credit crunch, quel fenomeno per cui numerosissime aziende si lamentano di essere state penalizzate dal taglio compiuto su fidi e finanziamenti. I numeri sono impietosi: i prestiti erogati dalle banche operanti nel nostro Paese sono diminuti del 3,7% ( -0,2% nel 2012) nel solo 2013, con una riduzione che ha colpito soprattutto i crediti destinati alle imprese, calati del 5% (secondo dati della Banca d'Italia, relazione annuale del maggio 2014).

Di qui la fondamentale importanza del microcredito, che riesce a fornire una risposta ed un'alternativa alla grande domanda di credito, sia di carattere sociale, che per finalità produttive, in un periodo di grave crisi economica come l'attuale, contrassegnato da un crescente numero di persone o microimprese che non riescono ad ottenere credito tradizionale poiché non forniscono adeguate garanzie di solvibilità, o perchè di dimensioni contenute, con crediti richiesti considerati non abbastanza interessanti dagli istituti di credito.

Il microcredito così rappresenta un fondamentale sostegno alternativo, in una congiuntura economica che offre ben poco. In Italia esistono già sia una normativa, che specifica le caratteristiche che il microcredito dovrebbe possedere, sia un Ente preposto, l'Ente nazionale per il Microcredito, che lavora per la rimozione degli ostacoli che potrebbero frenare la diffusione di questo valido strumento finanziario. Il problema è che, la reale applicazione della legislazione riguardante il microcredito, è fortemente limitata dall'emanazione delle norme di attuazione a opera del ministero dell'Economia e delle Finanze, che concernono i requisiti riguardanti i beneficiari e le forme tecniche dei finanziamenti, i limiti oggettivi alle condizioni economiche applicate e all'ammontare dei singoli finanziamenti, le caratteristiche dei soggetti senza fini di lucro che possono erogare microcrediti, le informazioni da fornire alla clientela e via elencando.

L'Ente nazionale per il Microcredito, il ministero dello Sviluppo Economico e l'Abi sono da tempo impegnati nel rendere più agibile il percorso che porterà alla costituzione di un fondo dedicato, anche per evitare che il processo venga rallentato dalle banche, le quali non vedono di buon occhio gli ulteriori costi relativi alla vigilanza che comportano tali erogazioni a soggetti non bancabili.

L'obiettivo è dunque far sì che a breve soggetti sia pubblici che privati, attraverso una convenzione con l'Enm, possano avere la possibilità di aprire una quota autonoma destinata al microcredito, nell'ambito del Fondo centrale di garanzia. Per i singoli soggetti un ulteriore vantaggio deriverà dal poter disporre non solo della quota generale a garanzia del prestito, ma anche dalla possibilità di aprire linee specifiche, che potranno beneficiare della garanzia complessiva del Fondo, dunque avvantaggiandosi in termini di moltiplicatore e di copertura dell'importo del credito.

Nel 2013, sono state monitorate nel nostro Paese 105 iniziative di microcredito, le quali hanno erogato in totale poco meno di 10 mila microprestiti, per un ammontare complessivo di oltre 100 milioni di euro, riuscendo così a soddisfare solo il 42,3% delle richieste sottoposte a valutazione, dunque meno della metà dei richiedenti.

Mari Pada nel suo articolo sottolinea che, se per numero la maggioranza dei microcrediti erogati sono stati concessi con finalità socio-assistenziali, per l'ammontare erogato invece prevale il valore di quelli concessi con finalità di autoimpiego, che vanno ad includere quasi i ¾ delle risorse impiegate nell'insieme, e cioè oltre 76 milioni di euro, vale a dire 50 milioni in più dei 26 milioni volti al sociale.

Da un anno all'altro le dimensioni in termini di numero di prestiti e di ammontare totale possono variare in maniera anche molto significativa e le cause possono essere tra le più disparate: può dipendere dall'operatività di un solo programma di una certa rilevanza, che può essersi concluso o che può essere stato momentaneamente sospeso, per problemi procedurali o per esaurimento delle risorse ad esso destinate.

E si differenziano molto anche gli importi medi concessi, a seconda che venga presa in considerazione l'una o l'altra forma di microcredito. Gli importi medi possono essere particolarmente contenuti nel caso degli interventi sociali, con cifre che mediamente non superano mai i 4.500 euro; mentre, quelli con finalità lavorativa di solito superano i 19 mila euro.

Varia molto anche il rapporto tra prestiti concessi e domande erogate, a seconda delle due tipologie: in ambito sociale, vengono soddisfatte quasi il 60% delle richieste, invece in ambito produttivo solo poco meno del 30% dei richiedenti riesce a beneficiare del microcredito desiderato.

Il quadro generale indica che, nell'anno appena trascorso, all'incirca 6 mila individui/nuclei familiari hanno ottenuto, tramite microcredito socio-assistenziale, un piccolo sostegno finanziario rivolto all'acquisto di beni e servizi primari, spese sanitarie e legate all'istruzione, nonché quelle dovute ad una condizione emergenziale. Altre 4 mila persone o piccole imprese hanno ricevuto un ausilio creditizio più consistente per l'avvio o il consolidamento di microattività o di forme autonome di autoimpiego.

Il monitoraggio condotto dall'Ente si è occupato anche della questione rischio insolvenza, chiedendo ai promotori delle iniziative se si calcoli o meno la quota di insolvenze dall'avvio del progetto ed il risultato, dopo aver sondato il 65% dei programmi (dalla mappatura vengono esclusi i programmi attivati recentemente o di bassi importi), è che i soggetti che non riescono a restituire la somma sono il 15%, almeno relativamente all'anno 2013.

Nel caso del mondo produttivo la quota di insolventi scende al 10,7%, mentre sale al 19% per finalità sociali. Secondo i promotori, le cause principali dell'insolvenza sarebbero fondalmentalmente tre: in base al parere del 34,5% dei promotori, la prima ragione alla base dell'insolvenza sta nella bassa redditività o insostenibilità dell'impresa finanziata, causate da una carente gestione del progetto imprenditoriale o per scarsa reattività del mercato; in secondo luogo, il 27,3% dei promotori parla di cause involontarie, indipendenti da debitore e creditore, come malattie o spese impreviste; in terzo luogo, come motivazione per quei casi di mancata restituzione del credito, vi è l'assenza di mezzi e la volontà e incapacità del debitore.

 

 

 

Fonte:   Mari Pada. ItaliaOggi, Sette.

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