Una costellazione di imprese artigiane

Notizie Live

News

Il credito d'imposta potrà diventare semi-strutturale

Carmine Fotina scrive su Il Sole 24 Ore che il governo ha intenzione di rendere semi-strutturale il credito d'imposta, con una dote pari a 2,5 miliardi di euro.

Va sottolineato che il governo Renzi ha voluto mettere l'innovazione al centro del pacchetto sviluppo che il governo ha varato con la Legge di stabilità, dando un ruolo chiave alla ricerca. Nella pratica, questo avverrà sia con il recupero del credito d'imposta per gli investimenti sia con la norma che dovrebbe stimolare, da un punto di vista fiscale, le spese in brevetti.

Le ultime sono state settimane frenetiche, con un susseguirsi di riunioni tecniche tra il ministero dello Sviluppo economico, impegnato a proporre interventi di politica industriale, ed il ministero dell'Economia, occupato ad individuare tutte le possibili coperture.

Secondo il ministero dello Sviluppo, per rendere almeno semi-strutturale il credito d'imposta per la ricerca, saranno indispensabili due miliardi e mezzo, con una dote da 500 milioni annui per cinque anni. La copertura prevista dovrebbe arrivare forse sacrificando in parte l'entità del beneficio in termini di percentuale di credito d'imposta.

E' inoltre allo studio un'altra misura collegata alla Legge di stabilità, una sorta di decreto “crescita” che dà grande importanza all'innovazione e che conterrà i primi provvedimenti elaborati, in queste settimane, dal gruppo di lavoro sull' ”Industrial compact” gestito dallo Sviluppo economico. Le misure verranno poi integrate con altre più mirate alla finanza d'impresa.

La novità che emerge dal pacchetto dell' “Industrial compact” è il “patent box”, cioè una defiscalizzazione del 50% dei redditi derivanti da beni riconducibili alla proprietà intellettuale. Il “patent box” è un'iniziativa lodevole ma anche qui bisognerà affrontare i problemi dovuti alla copertura finanziaria; al ministero stanno considerando se porre una limitazione della platea delle spese ammissibili ai soli brevetti o se estenderla anche a marchi o opere d'ingegno.

In questo pacchetto, mirato all'innovazione e alla ricerca, non dovrebbe mancare l'estensione del piano start-up: è allo studio un allargamento della categoria di imprese che possano godere degli incentivi fiscali per gli investitori.

Ancora, il Dl collegato alla Legge di stabilità dovrebbe comprendere un nuovo intervento che punta a favorire i canali alternativi al credito bancario, come minibond e fondi di credito e si sta esaminando la possibilità di estendere ad assicurazioni e società di cartolarizzazioni la facoltà di poter beneficiare del Fondo centrale di garanzia.

Potrebbe ottenere un rifinanziamento la nuova legge Sabatini, con l'obiettivo dichiarato di raddoppiare il platfond della Cassa depositi e prestiti, adibito a finanziamenti agevolati per l'acquisto o il leasing di beni strumentali.

Ulteriori 2,5 miliardi potrebbero giungere proprio dalla Cdp però, anche in questo caso, c'è l'eventualità che si possa decidere di restringere il raggio d'azione della misura, magari tramite l'innalzamento dell'importo unitario minimo dei beni acquistabili.

Ci sono ancora dei capitoli aperti: è in fase di studio la spinta allo sviluppo dimensionale delle Pmi, con lo scopo di favorire lo sviluppo di filiere e la crescita del taglio medio delle aziende, attraverso facilitazioni di tipo fiscale alle aggregazioni.

Alessandro Sacrestano, sempre su Il Sole 24 Ore, fa sapere che la Legge di stabilità ha cambiato quella che è la sostanza del bonus in investimenti e ricerca previsto dall'articolo 3 del decreto legge 145/2013. La prima conseguenza è quella di una differita dell'applicazione al periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2014. Si amplia, d'altro canto, la gamma dei beneficiari della nuova misura d'incentivo, cui è dedicato l'articolo 7 del disegno di legge. Questo significa che ne potranno beneficiare tutte le imprese, senza alcun vincolo di fatturato, a prescindere dalla forma giuridica e dal settore economico in cui operano, nonché dal regime contabile adottato, purchè esse investano in attività legate alla ricerca e allo sviluppo.

Non sono stati apportati cambiamenti al meccanismo di calcolo del bonus anche se la misura viene dimezzata, e questa non è una notizia positiva, scrive Sacrestano.

La norma prevede un credito d'imposta per il 25% degli incrementi annuali di spesa nel settore ricerca e sviluppo, che siano registrati in ciascuno dei periodi d'imposta di applicazione dell'incentivo, rispetto alla media realizzata nei tre anni antecedenti al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2015. Il bonus resterà attuabile a decorrere dal periodo d'imposta di cui sopra e fino alla chiusura di quello in corso al 31 dicembre 2019.

I beneficiari avranno però l'obbligo di realizzare un investimento minimo annuale in ricerca e sviluppo di 30mila euro e con un limite di credito d'imposta annuale massimo attribuibile di cinque milioni di euro. E' chiaro che, con le imprese che abbiano meno di tre esercizi di storia, il computo varrà sul minor periodo intercorso a partire dalla loro costituzione.

La Legge di stabilità ha stabilito con precisione gli ambiti operativi della ricerca agevolabile. Dunque, per il credito spettante si terrà conto delle seguenti spese: personale altamente qualificato, impiegato nell'attività di ricerca e sviluppo; quote di ammortamento delle spese di acquisto o utilizzo per strumenti e attrezzature di laboratorio, in relazione al periodo di utilizzo per lo sviluppo e la ricerca, con costo unitario non inferiore ai 2mila euro; contratti di ricerca stipulati con università e organismi di ricerca; competenze tecniche e privative industriali specifiche. Per le prime tre voci di spesa, il bonus è riconosciuto nella misura del 50% delle medesime. Il legislatore non è stato molto chiaro su questo punto, ma il senso dovrebbe essere appunto questo: nel calcolo della spesa annuale, le prime di voci di spesa andranno computate per la metà. Il credito dovrà essere indicato nella dichiarazione dei redditi e sarà utilizzabile esclusivamente in compensazione delle spese; sarà l'Agenzia delle entrate a vigilare sul corretto utilizzo dell'incentivo tributario. Naturalmente, le spese in ricerca e sviluppo redicontate dovranno essere supportate da apposita documentazione contabile e le spese sostenute per l'attività di certificazione contabile saranno ammissibili al bonus entro il limite massimo di 5mila euro.

 

Tematiche



Indietro