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Cassa Depositi e Prestiti e investimenti in Italia

“I capitali ci sono, anche se con la crisi del petrolio sono meno che in passato. E sono interessati all'Italia. Ma chi vuole investire qui spesso ha bisogno di qualcuno che lo aiuti nella fase finale del processo. Questo ruolo di catalizzatore di capitali italiani ed esteri può essere un compito della Cassa Depositi e Prestiti, anche nella sua nuova veste di ente di promozione” spiega Fabio Gallia, amministratore delegato della Cdp (da circa sei mesi, assieme al nuovo presidente, Claudio Costamagna), in un'intervista rilasciata a Francesco Manacorda, per La Stampa. Gallia, uomo di finanza e poi di banca, ha partecipato all'ultimo World Economic Forum di Davos portandosi il nuovo piano industriale e incontrando molti investitori internazionali, nei quali dice di aver riscontrato “un sentimento molto positivo verso l'Italia grazie alle riforme poste in essere e verso la nostra capacità di attrarre investimenti”.

Manacorda, nel corso dell'intervista fatta a margine del Forum di Davos, sottolinea però come le quotazioni bancarie degli ultimi giorni abbiano dato segnali decisamente diversi.. “Quello che vediamo sui mercati non riflette l'economia” afferma Gallia “che beneficerà anche del ribasso del prezzo del petrolio. L'Italia ha mostrato una resilienza fortissima perché perdere 10 punti di Pil significa, ad esempio, tornare ai consumi di cemento degli Anni '60. Ma adesso i mutui e altri indicatori segnalano che c'è più fiducia. E' a questo che guardano gli investitori”.

Alla domanda su quali siano, in definitiva, questi segnali di fiducia in arrivo dall'estero, Gallia risponde che si tratta di progetti concreti: “Qualche giorno fa, ad esempio, incontrando regolarmente investitori internazionali è emerso interesse di lungo periodo nelle infrastrutture e nell'immobiliare. Come ad esempio a un'operazione che nei loro piani potrebbe riguardare il rinnovamento delle carceri di grandi città. Aree di pregio che potrebbero fruttare bene, valorizzando il patrimonio pubblico. E' solo un esempio di quello che si potrebbe fare”.

La Cassa Depositi e Prestiti è cambiata e ha affrontato un grande rinnovamento, con una direzione duale, ossia Gallia amministratore delegato e Costamagna presidente, basata su quattro pilastri fondamentali sui quali incardinare le proprie strategie d'azione. Uno di questi è, appunto, l'immobiliare, ma molto si punterà anche sul mondo delle imprese per redimere tante storture, o fallimenti di mercato nel linguaggio della Commissione europea di Jean-Claude Juncker. “Qui c'è una delle azioni più rilevanti, perché l'obiettivo è di accompagnare le aziende dalla nascita alla Borsa, partendo da un fondo di venture capital che moltiplicherà di diverse volte il nostro attuale impegno di 100 milioni, fino a un fondo per il quale ci siamo dati un obiettivo di raccolta di 2 miliardi che agisca in un'ottica di lungo periodo”.

Ma qualche volta, annota Manacorda, le aziende dovranno anche essere riportate in vita, come l'Ilva, per la quale non sorprende che la Cdp abbia presentato una manifestazione d'interesse all'avvio del processo...”Avvieremo anche un fondo di turnaround industriale” spiega l'amministratore delegato. “Anzi” aggiunge Gallia “nei prossimi giorni vareremo proprio una Sgr, uno strumento di mercato con una dotazione di un miliardo non tutto della Cdp, per aziende che siano ancora vitali sotto il profilo industriale, ma siano appesantite dal debito o dalla gestione.” Ma nella pratica, chiede il giornalista de La Stampa, come vi muoverete sull'Ilva? “Abbiamo dato disponibilità a identificare un progetto industriale e partecipare con una quota di minoranza che possa essere utile a mettere di nuovo in moto il gruppo” risponde Gallia.

Tra i compiti della Cdp, non va però dimenticato il finanziamento alle pubbliche amministrazioni e delle infrastrutture anche se, vista la difficile situazione di Comuni e Regioni, sarà una questione complessa da affrontare. A questo riguardo, Gallia spiega che, proprio alla luce del non facile periodo, la Cdp sarà molto più vicina alle realtà locali, e puntualizza: “Oggi la Cassa ha solo una sede, a Roma, e per il sindaco di un piccolo paese spesso è difficile e costoso venire da noi. Così progettiamo di aprire una decina di sedi locali, da Torino a Palermo, per essere sul territorio. Le infrastrutture mancano. Per averne di più dobbiamo puntare sempre di più sulle partnership tra pubblico e privato. E poi c'è il tema delle utilities locali: le aggregazioni che abbiamo visto, soprattutto al Nord, hanno avuto successo”. Il capitolo Telecom è un'altra questione aperta e Gallia specifica che la Cdp considera la banda larga un'infrastruttura essenziale e che ci si muoverà in direzione di una modernizzazione del Paese, anche per valorizzare l'investimento che la Cassa ha compiuto su Metroweb.

Tornando alle banche, Manacorda chiede a Gallia se è vero che la Cdp non presterà garanzie per chi acquista i crediti deteriorati: “Lo ha appena spiegato qui a Davos il ministro dell'Economia Padoan. Il sistema è solido. E non bisogna comunque confondere le sfide di lungo periodo del sistema bancario con la volatilità di questi giorni.”

Sul cambiamento fortissimamente voluto dal premier Matteo Renzi ai vertici della Cdp, avvenuto sei mesi fa per dare un cambio di passo, e che ha portato Gallia e Costamagna al comando della Cassa, l'amministratore delegato spiega che c'è effettivamente stato, vista la novità di una Cdp che, per la prima volta, ha presentato un piano industriale di lungo periodo, a cinque anni. “Tanto che” sottolinea Gallia “ad appena quattro giorni dall'approvazione abbiamo firmato il primo accordo per canalizzare in Italia un miliardo di fondi Juncker per le Pmi. Certo, adesso questo piano con il nostro ruolo di agenti di cambiamento va messo in atto, ma sono sicuro che riusciremo a creare le condizioni perché gli investimenti arrivino sempre di più in Italia.”

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